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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2010 alle ore 16:38.
L'ultima modifica è del 21 maggio 2010 alle ore 14:49.
Dopo Facebook è YouTube a cadere sotto la scure della censura pachistana. Ieri un tribunale di Lahore aveva ordinato la chiusura del social network che aveva lanciato un concorso per vignette su Maometto; oggi l'Authority per le telecomunicazioni ha ordinato la sospensione dell'accesso a YouTube per contenere la diffusione di materiale «blasfemo».
Caso diplomatico
In Pakistan, Paese musulmano, è vietato rappresentare in qualsiasi forma il Profeta e se la sospensione di Facebook cesserà il 31 maggio, quella di YouTube è a tempo indeterminato. Era già successo nel 2007, quando l'intenzione di Islamabad era di impedire la visone di video non-islamici. L'Authority ha prima tentato di bloccare circa 450 indirizzi, ma poiché i video si diffondevano troppo rapidamente, ha disposto la chiusura totale. Sulla vicenda si è pronunciato anche il ministero degli Esteri pachistano che ha «condannato con forza» la pubblicazione di vignette su Facebook che «feriscono i sentimenti dei musulmani ovunque nel mondo», ha detto il portavoce Abdul Basit. «Cose di questo tipo non aiutano a promuovere l'armonia interconfessionale nel mondo: ci siano opposti in passato e continueremo a opporci».