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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2010 alle ore 08:11.
Un miliardo e mezzo, forse di più. Senza contare il gettito annuale. Tanto si spera di incassare dalla regolarizzazione delle case fantasma. Ma i Comuni rischiano di spendere più di quanto guadagnerebbero, a meno di non pretendere subito dai proprietari gli oneri di urbanizzazione.
L'ipotesi è di regolarizzare dal punto di vista fiscale i circa due milioni di fabbricati che risultano sconosciuti al Catasto (e ai comuni): i risultati di una mega operazione di verifica attuata sovrapponendo le mappe catastali a quelle reali, realizzate con foto aeree. L'operazione era partita nel 2007 e a fine 2009 la mappatura era ormai completata.
Di fatto, se si escludono gli immobili rilevati ma che non hanno interesse catastale (e quindi neppure fiscale), potrebbero restare 1,4 milioni di unità immobiliari. Non tutte sono case: ci sono, stando ai dati forniti dal Catasto, box auto (molti) uffici (pochi) e parecchi immobili industriali e artigianali. Formano una città sterminata, una megalopoli spesso priva dei servizi essenziali, qualcosa di più simile a Lagos che a Londra.
Stando alle rendite catastali medie, emergerà una base imponibile di 680 milioni di nuove rendite catastali. E a questo punto vale la pena di ipotizzare il gettito annuo che questi immobili "emersi" potrebbero fornire, in base alle stime elaborate dal Sole 24 Ore in corso d'opera: potrebbe aggirarsi sui 700-750 milioni tra Ici (100-120 milioni), Tassa rifiuti (300-310 milioni), e Irpef (300-320 milioni).
Per ora si sta lavorando su tre ipotesi: la prima prevede la regolarizzazione immediata, entro due mesi dall'entrata in vigore delle norme, tramite il pagamento delle imposte dovute negli ultimi due anni e senza sanzioni; questa è l'unica strada che consente di fare cassa ma cozza contro il fatto che gli accertamenti non sono finiti e molti proprietari ancora non conoscono la rendita che il Catasto sta attribuendo. La seconda soluzione prevede che ci siano sei mesi per pagare, sempre senza sanzioni ma per le ultime cinque annualità; la terza opzione è semplicemente quella di legge: i proprietari individuati pagheranno gli ultimi cinque anni di imposte e in più le sanzioni maturate. In sostanza, però, se per imposte si intende solo l'Ici, difficilmente si arriverà a grandi importi. Mentre se si considerano anche Irpef (che andrebbe così ai comuni) e tassa rifiuti, allora due annualità corrisponderebbero a circa 1,5 miliardi.