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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2010 alle ore 08:53.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2010 alle ore 10:40.
Il cda della Rai approva le linee guida del piano industriale e altre delibere per ora secretate, ma l'attenzione resta concentrata sul caso Santoro-Annozero.
"Michele chi?" è un fiume in piena nell'anteprima di Annozero di ieri sera. Un discorso rivolto soprattutto alla sinistra, al presidente della Vigilanza Sergio Zavoli, ai consiglieri di amministrazione designati dal Pd, ai grandi quotidiani. «Non sono stanco, né provato. Si può dire a qualcuno (come me, ndr) di essere poco combattivo? Quale giornalista avrebbe messo in onda Patrizia d'Addario, avendo appena ricevuto una diffida del proprio ufficio legale? Non mi sono arreso né a Berlusconi né a nessuno».
Santoro ricorda poi le sanzioni ricevute dall'Agcom: «Se non fossero uscite le intercettazioni dell'inchiesta di Trani, cosa avreste detto della sanzione di 90 milioni che mi sarebbe arrivata, una cosa abnorme in un paese occidentale, e anche orientale?». Santoro ha poi risposto a Zavoli sulla moralità, definendo «immorale il voto con cui la Vigilanza ha sospeso i programmi di approfondimento in campagna elettorale». E ha rivendicato sia la piena libertà con cui ha condotto Rai per una notte – «quella è la mia Rai, dove i partiti non contano ma contano gli autori e Daniele Luttazzi può esprimersi liberamente» - sia i risultati di Annozero. Ascolti «pari al doppio della media di rete: c'è bisogno della sentenza di un giudice per mandare in onda un programma che fa questi risultati?».
Conclusione: «Vogliono che rimanga? Me lo chiedano e resto in Rai, ma se pensate che Annozero non sia tipico del servizio pubblico, lasciatemi libero. Da fuori posso fare qualcosa in più rispetto a restare qui, assediato come Custer, con i nostri che ti sparano prima degli indiani».
I consiglieri Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten prendono posizione sulla ricostruzione del rapporto tra il voto in cda e l'accordo raggiunto da Santoro con la direzione generale. «Non è vero che questo consiglio di amministrazione - spiegano i due consiglieri - ha deciso di ricorrere in Cassazione contro la sentenza di secondo grado che ordinava il reintegro di Michele Santoro.