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In bilico 170 milioni di finanziamenti pubblici ai partiti

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2010 alle ore 08:08.

ROMA - Centosettanta milioni. Questa su per giù la cifra complessiva che potrebbe rientrare nelle casse dello stato se venisse messa in atto la sforbiciata ipotizzata nella manovra correttiva sul finanziamento pubblico ai partiti.
Applicando la legge elettorale del 2002, per le elezioni politiche del 2008 i partiti avrebbero dovuto ottenere 503 milioni di euro spalmati su cinque anni. A oggi ne hanno già portati a casa circa 200, per il 2008 e il 2009 (da incassare il prossimo luglio). Se quanto ipotizzato – e cioè che il rimborso per ogni singolo votante scenda da 1 euro a 50 centesimi – andasse in porto e valesse anche sui rimborsi già maturati, i residui 300 milioni spettanti per il triennio 2010-2012 si dimezzerebbero. Diventando dunque circa 150.
Un importo cui andrebbero aggiunti anche i fondi che i partiti otterranno in virtù delle regionali dello scorso marzo. Tenendo conto degli elettori che a primavera si sono recati alle urne si potrebbe stimare un rimborso complessivo per i partiti di circa 9,5 milioni all'anno, vale a dire circa 47,5 milioni di euro nel quinquennio 2010-2014. Applicando la stessa sforbiciata di cui sopra si scenderebbe sotto i 24 milioni. Da qui un "taglio" complessivo di oltre 170 milioni.
Guardando alle singole liste – ammesso che le anticipazioni di stampa di questi giorni trovassero conferma nel disegno di legge che comporrà la manovra insieme al Dl – a piangere di più sarebbe il Pdl. Che perderebbe circa 61 milioni da qui al 2012: il partito del premier avrebbe infatti dovuto ottenere un rimborso di circa 206 milioni di euro in 5 anni. Ciò significa che, al netto dei circa 82 milioni già ottenuti per il 2008 e il 2009 e in virtù della "sforbiciata" nei prossimi tre anni, il Popolo delle libertà otterrebbe circa 61 milioni anziché gli oltre 123 finora riconosciuti.
A essere penalizzato sarebbe anche il Pd. Il partito fondato da Veltroni avrebbe dovuto ottenere 180 milioni in 5 anni. Se il taglio passasse, le sue casse perderebbero circa 54 milioni passando dai 108 previsti per il triennio 2010-2012 (in cinque anni ne avrebbe infatti dovuti ottenere 180) ai 54 post manovra. Meno ingenti le perdite per Lega, Idv e Udc anche perché i rimborsi previsti erano decisamente più bassi: 41, 21 e 25 milioni rispettivamente. Se il dimezzamento ipotizzato andasse in porto, al netto di quanto già ottenuto, avrebbero un taglio di circa 12 milioni, 6 e 8 milioni rispettivamente per i prossimi tre anni. A patire ci sarebbero anche i più piccoli (che però non hanno rappresentanti in parlamento). Come Sinistra Arcobaleno: 9 i milioni previsti come rimborso per il quinquennio e quindi eventualmente sarebbero 2,7 i milioni in meno nel prossimo triennio. La Destra, dei suoi 6 milioni in 5 anni, ne avrebbe ancora dovuti ottenere quasi quattro e invece si vedrebbe riconoscere circa 1 milione e 800 mila euro.

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Tags Correlati: Idv | Lega | Partiti politici | Pd | PDL | Udc

 

Oltre al dimezzamento dei finanziamenti ai partiti un'altra voce a cui Tremonti vorrebbe dare un taglio, in questo caso per decreto, è quella relativa alle indennità per ministri e sottosegretari con decurtazioni pari al 10% dello stipendio. Se oggi la retribuzione complessiva di un ministro che è anche deputato è di circa 98mila euro con il taglio si ridurrebbe a circa 88mila. Un ministro che è al tempo stesso senatore, invece, anziché guadagnare circa 104mila ne otterrebbe circa 94mila. Discorso analogo per i sottosegretari parlamentari: la paga attuale è di circa 100 mila euro che quindi si ridurrebbe a 90 mila.

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