Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2010 alle ore 20:35.
Accanto a depositi con poche migliaia di euro ci sono veri e propri "tesoretti" con decine di milioni, tra i conti correnti e le gestioni patrimoniali della lista Hsbc su cui la Guardia di Finanza sta indagando. L'ipotesi investigativa è che nel caveau della filiale di Ginevra dell'istituto inglese siano finite somme nascoste al Fisco italiano, frutto di operazioni di riciclaggio.
L'elenco sottratto dall'ex dipendente, l'informatico Hervé Falciani, è stato consegnato nelle mani della Guardia di Finanza dalle autorità francesi nell'ambito della collaborazione fra le polizie dei paesi Ocse contro i paradisi fiscali. Ieri i documenti sono giunti fisicamente in Italia con un volo atterrato nel pomeriggio all'aeroporto di Ciampino. «Il file elettronico ci è stato consegnato dall'amministrazione, nel rispetto della direttiva europea sulla mutua assistenza in materia di accertamento sulle imposte sui redditi», ha precisato a Radiocor il generale Giuseppe Vicanolo, Capo del III Reparto Operazioni del Comando generale della GdF.
A breve, quindi, il fascicolo potrebbe essere trasmesso anche alla Procura di Torino. Il procuratore Giancarlo Caselli, infatti, all'inizio di aprile, quando sono trapelate le prime notizie sull'esistenza della lista Falciani, ha chiesto di conoscerne il contenuto al procuratore di Nizza, Éric de Montgolfier, che sta indagando sul versante francese, attraverso una formale rogatoria (si veda Il Sole 24 Ore del 15 aprile).
La lista Falciani è composta da oltre 127mila conti correnti, riconducibili a 80mila persone residenti in 180 Stati diversi. Sono molti i casi, quindi, di persone titolari di più conti correnti. Tra questi oltre 7mila sarebbero riconducibili a contribuenti italiani (persone fisiche e società).
Dallo screening preliminare della Guardia di Finanza è emerso, però, che in molti casi si tratta di depositi cifrati che, quindi, dovranno essere decriptati attraverso un lavoro di intelligence, per individuare le posizioni realmente sospette.
Dall'elenco dei potenziali evasori o presunti riciclatori dovranno essere stralciati, anzitutto, coloro che dimostreranno la "ragionevolezza" dei depositi in Svizzera. Inoltre, dovranno essere esaminate a parte le situazioni dei contribuenti che entro lo scorso 30 aprile hanno aderito allo scudo fiscale. Chi ha aderito alla sanatoria, come ha spiegato ieri con una nota l'ufficio studi del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, «rispetto a eventuali indagini che si avviassero ora si troverebbe in una situazione di non sanzionabilità». Mentre per chi non ha aderito allo scudo, se attraverso la lista venissero scoperti beni evasi, «si renderebbero applicabili le nuove disposizioni per effetto delle quali questi patrimoni si presumono, fino a prova contraria, frutto di evasione». Con sanzioni salate che arrivano fino al 100% dell'importo evaso. Sul fronte penale, poi, si rischia l'arresto nel caso in cui l'evasione superi i 75mila euro. In ogni caso, spetterà ai pubblici ministeri competenti verificare l'esistenza di reati non ricompresi nella griglia degli illeciti finanziari coperti dalla regolarizzazione dei capitali detenuti all'estero.