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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2010 alle ore 20:42.
BERNA - Sono 24mila i nomi dei clienti sottratti da un ex dipendente alla filiale svizzera del gruppo bancario britannico Hsbc. Un numero di molto superiore, quindi, alle cifre circolate sin qui. A precisare l'entità reale del furto di dati, attuato circa tre anni fa ed emerso nei mesi scorsi, è stata ieri la stessa Hsbc Private Banking di Ginevra, con le dichiarazioni del suo Ceo, Alexandre Zeller.
I clienti della banca coinvolti sono 15mila, ma a questi bisogna aggiungerne altri 9mila che nel frattempo hanno lasciato la Hsbc. In tutto 24mila persone, appunto, non tutti francesi.
Precisazione necessaria, quest'ultima, visto che le autorità di Parigi sono state tra i protagonisti della vicenda. Perché l'autore della sottrazione, l'ex dipendente Hsbc Hervé Falciani, ha fatto avere al fisco francese molti dati, come si è saputo nel dicembre scorso. La banca aveva parlato di pochi nomi, Parigi aveva invece parlato di 3mila nomi di contribuenti francesi. Falciani, che ora vive in Francia, ha negato di aver ricevuto danaro per i dati.
Zeller ha presentato «le scuse a tutti i clienti che potrebbero veder minacciata la loro sfera privata», ha assicurato che Hsbc li contatterà e che comunque l'istituto ha investito 100 milioni di franchi per cambiare i suoi sistemi informatici. La Hsbc di Ginevra ha chiuso in utile il 2009, ma ha dovuto far fronte a un deflusso netto di capitali per 4,1 miliardi di franchi.
Ma come mai la banca solo ora fornisce informazioni precise sui dati sottratti? L'istituto si è giustificato affermando di aver avuto copia dei dati rubati solo all'inizio di questo mese, dalle autorità svizzere. Queste ultime a loro volta sono rientrate pienamente in possesso dei dati solo dopo l'accordo fatto a fine gennaio con le autorità francesi, che li avevano avuti in precedenza.
Le autorità elvetiche hanno precisato che non presteranno alcuna assistenza amministrativa per richieste giunte sulla base di questi dati rubati. Le autorità francesi hanno affermato a loro volta che i documenti in loro possesso «non saranno utilizzati in modo inappropriato».
Il caso, in ogni modo, resta clamoroso ed è chiaro che contribuisce ad aumentare la pressione già esistente sul segreto bancario svizzero, da più parti attaccato. Le autorità tedesche, tra l'altro, hanno affermato di voler acquistare dati sottratti da un ex dipendente (Falciani ha smentito di essere ancora lui) a una non precisata banca svizzera.