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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2010 alle ore 18:51.
MADRID - Il gioco efficace e micidiale; le emozioni; i gol spettacolari; e l'incontenibile gioia finale. La festa dei tifosi nerazzurri inizia dentro lo stadio e poi si prende anche le strade, la notte di Madrid, mentre anche Milano si vestiva di nerazzurro con Piazza del Duomo invasa da 100mila tifosi in estasi. È la festa dell'Inter che con il 2-0 al Bayern Monaco, doppietta di un grandissimo Milito, torna nella storia del grande calcio europeo dopo 45 anni di oblio, oltre a centrare una storica tripletta (avendo vinto nello stesso anno anche scudetto e Coppa Italia). In attesa di vedere come andranno a finire i tormentoni degli addii più o meno annunciati (il tecnico Josè Mourinho ha difatto ammesso ieri sera tra le lacrime che l'anno prossimo passerà al Real Madrid, lo stesso Milito ha prospettato qualche incertezza sul suo futuro), il club guarda oltre alla gloria.
Da giorni il centro più centro di Madrid, attorno alla Plaza Mayor è in mano ai tifosi arrivati dall'Italia che fino a un minuto prima della partita cantano e bevono con gli "avversari" tedeschi. Esultano bar, ristoranti e alberghi: per l'Uefa ci sono 120mila turisti-sportivi. La recessione spagnola per qualche giorno si è nascosta sotto gli striscioni e i cori del calcio, ma da oggi tornerà nel lavoro, nelle bollette da pagare, nella vita quotidiana anche della capitale spagnola. L'economia si sta riprendendo, ma troppo lentamente: il Pil è cresciuto di un misero 0,1% nei primi tre mesi dell'anno, la disoccupazione rimane sopra il 20% e il deficit vicino al 10% del Prodotto interno sta costringendo il governo di José Luis Zapatero a manovre correttive tanto drastiche quanto impopolari.
La Spagna, uno dei Pigs, i grandi malati dell'Europa, vive con invidia la festa nerazzurra di Champions League: quest'anno nemmeno il calcio ha salvato la patria. Il Barcellona di Lionel Messi non è riuscito a ripetere la stagione perfetta e in coppa è stato eliminato proprio dall'Inter. A Madrid dopo aver accettato con una smorfia le vittorie del 2009 degli storici rivali catalani hanno sperato nella rinascita dei galacticos con Cristiano Ronaldo, Kakà e tutti gli assi messi costati quasi 300 milioni di euro a Florentino Perez appena tornato alla presidenza del Real. E invece niente, hanno dovuto fare da spettatori. Sconfitta anche la Germania, solida nei fondamentali economici, affidabile nei conti pubblici, sana nei bilanci dei club del calcio, ma battuta sul campo da una squadra italiana.