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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2010 alle ore 19:49.
Sale la tensione interna in Iran in vista della ricorrenza della contestata rielezione il 12 giugno del 2009 del presidente Mahmud Ahmadinejad, un'elezione accusata di brogli da parte dei riformisti sconfitti che portò dodici mesi or sono all'inizio della più grave crisi della Repubblica islamica dal 1979. Una contrapposizione politica tra due schieramenti declinata in arresti di massa, proteste di piazza e fuga all'estero di migliaia di giovani dal paese trasformato in un'immensa prigione a cielo aperto.
Domenica c'è stata una rara manifestazione di dissenso durante un discorso: mentre il presidente iraniano arringava la folla in occasione dell'anniversario di un'importante battaglia della guerra irano-irachena nella città portuale di Khorramshahr, dalla moltitudine si sono levate voci di protesta perfettamente udibili: «Disoccupazione, disoccupazione», un segnale inquietante della scarsa popolarità del regime messa in onda su youtube da alcuni riformisti iraniani.
Intanto i leader dell'opposizione iraniana, Mahdi Karroubi e Mir Hossein Moussavi, hanno chiesto l'autorizzazione alle autorità per una manifestazione di protesta, da tenere in occasione del primo anniversario della rielezione di Ahmadinejad, il 12 giugno 2009 a Teheran. Il regime degli Ayatollah deve anche fronteggiare una clima di sempre maggior ostilità sullo spinoso tema del dossier nucleare che nonostante i buoni uffici di Brasile e Turchia si avvia al quarto round di sanzioni del Consiglio di Sicurezza dellOnu.