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Il Pdl vuole fare riaprire la scuola il 30 settembre

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2010 alle ore 15:28.


Tornare a scuola il 30 settembre, e non più a inizio o metà mese come avviene ora: è questa la proposta contenuta in un disegno di legge del senatore Giorgio Rosario Costa (Pdl) che sicuramente piacerebbe a studenti e famiglie, ma anche al mondo del turismo che vedrebbe così allungata la stagione estiva. Un ritorno al passato, come negli anni Sessanta e Settanta, quando la scuola iniziava i primi di ottobre.

Il disegno di legge (n. 409 composto solo dall'articolo 1 «Per le scuole di ogni ordine e grado l'anno scolastico ha inizio dopo il 30 settembre») è stato assegnato in sede referente alla commissione Istruzione del Senato, ed è stato calendarizzato per il 27 maggio.

Si tratta di un'iniziativa personale del senatore Costa, che però non viene vista in maniera negativa al ministero di viale Trastevere. Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini in passato ha avuto parole in questo senso, per una partenza dell'anno scolastico leggermente spostata in là, in particolare proprio a causa del caldo.

Il senatore Costa, nella relazione introduttiva al ddl spiega le ragioni di questa scelta: «L'attuale inizio anticipato dell'anno scolastico, rispetto a quanto accadeva negli anni Sessanta, provoca la anticipata chiusura della stagione estiva anche rispetto al ciclo meteorologico. Ciò determina per le regioni a vocazione balneare un conseguente accorciamento della stagione turistica, con cadute occupazionali e redditali».

L'idea, dunque, è quella di favorire il turismo. Il disegno di legge, però, è stato presentato l'8 maggio del 2008 e assegnato alla commissione Istruzione del Senato il 27 maggio dello stesso anno. Sono quindi 2 anni esatti che il testo di legge giace in commissione e, per ora, spiegano in commissione Istruzione, non è prevista la sua calendarizzazione, nonostante anche ultimamente il senatore Costa abbia sollecitato l'esame del provvedimento.

Il ministro dell'Istruzione, dal canto suo, prende in considerazione la proposta e spiega. «La proposta di un rinvio dell'inizio dell'anno scolastico a ottobre viene da alcuni parlamentari. È una proposta sulla quale si può discutere. Io sono molto aperta su questo tema perché effettivamente il nostro paese vive di turismo e oggi le vacanze per le famiglie non sono più concentrate a luglio e agosto»

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Tags Correlati: Camera dei deputati | Cultura | Giorgio Rosario Costa | Irene Aderenti | Istruzione | Manuela Ghizzoni | Mariastella Gelmini | Normativa sulla scuola | Pd | PDL | Senato

 

«A settembre si possono avere migliori opportunità sul piano economico. Per certi versi uno slittamento dell'inizio dell'anno scolastico - ha spiegato il ministro - potrebbe aiutare le famiglie ad organizzare meglio il periodo delle vacanze. Vedremo come deciderà il Parlamento».

Non tutto il governo, tuttavia, è d'accordo sul rinvio. Ed è la Lega a dire no alla proposta presentata in Senato dal Pdl. «È inattuabile - ha commentato la senatrice Irene Aderenti - in quanto la direttiva europea prevede 200 giorni per sancire la regolarità dell'anno scolastico e va rispettata, perché se togliamo i giorni di scuola del mese di settembre si rischia di non rispettare questo minimo. Inoltre, estendere questa proposta a tutto il territorio nazionale significa mettere in difficoltà le famiglie e i lavoratori dipendenti perché questi alla fine di agosto, per la maggior parte, riprendono a lavorare. E dove li mettono i bambini ?'».

Anche l'opposizione, con il Pd, storce il naso. «Lo slittamento dell'inizio dell'anno scolastico è un altro modo per fare cassa?». Se lo chiede la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni, che fa ugualmente notare come «sia difficile, con uno slittamento ad inizio di ottobre, mantenere i duecento giorni che sanciscono la regolarità dell'anno scolastico a meno di protrarre la didattica a giugno inoltrato».

«E poi - aggiunge - il fatto che si parli di slittamento dell'inizio e non della fine ci fa pensare che si voglia ridurre l'offerta formativa. Sarebbe una scelta fuori da ogni logica e le aperture del ministro dimostrano che per questo governo la scuola non è una priorità, è seconda anche al turismo. Per non parlare del fatto che la competenza del calendario scolastico è comunque regionale: altro che federalismo - conclude - ogni occasione è nuova per invadere il campo delle regioni».

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