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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2010 alle ore 08:06.
ROMA - Il direttore dell'Unità d'accordo con quello del Giornale, Il Secolo d'Italia sulla stessa linea del Manifesto. È il "miracolo" compiuto dal ddl intercettazioni in discussione al Senato: un testo sul quale i direttori di una trentina di testate – quotidiani, agenzie di stampa e tv di orientamento, storia e peso diverso – hanno espresso la propria contrarietà in un incontro promosso dalla Federazione nazionale della stampa con interventi in videoconferenza dalla Sala Tobagi della Fnsi a Roma e dal Circolo della stampa d Milano. La "norma bavaglio" va fermata: è questa la posizione assunta da tutti i partecipanti alla conferenza che si è conclusa con la sottoscrizione di un documento comune.
Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della sera, ha parlato di un «ddl pericoloso per la democrazia e non solo per la categoria dei giornalisti. Scongiurare gli abusi della professione è giusto, ma esprimere fastidio della libera stampa deve preoccupare». De Bortoli ha poi sottolineato un aspetto più volte ripreso negli interventi dei suoi colleghi: «Non è una battaglia corporativa, riguarda anche lo stato di salute della stampa del nostro Paese e anche dell'opinione pubblica, che è l'architrave dello stato».
Il ddl introduce elementi «irrazionali e irragionevoli, cozza contro il principio della libertà di stampa» ha detto il direttore di Repubblica Ezio Mauro. «C'è il sospetto – ha aggiunto – che si voglia interrompere il circuito dell'informazione e del diritto ad essere informati e il dovere di informare». Per questo il quotidiano di largo Fochetti farà di «tutto per fare il nostro dovere, nessun atto di eroismo ma il dovere. Però prima bisogna fermare questa legge che cozza contro il diritto fondamentale di essere informati e di esercitare il diritto di cittadinanza». Proprio da Mauro è arrivata la proposta di «pubblicare tutti insieme uno stesso testo» di denuncia. Una «battaglia contro una legge nata male» alla quale aderisce anche Il Sole 24 Ore. Il vicedirettore Alberto Orioli ha letto il messaggio in cui il direttore Gianni Riotta ha espresso la convinzione che un equilibrio tra le istanze in campo – il rispetto della privacy dei cittadini, il diritto e dovere delle forze dell'ordine e della magistratura di indagare contro la criminalità organizzata e quello dell'informazione di contribuire alla creazione di una sfera dell'opinione pubblica critica, fondamento di ogni democrazia – è possibile.