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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2010 alle ore 08:02.
Giorgio Pogliotti
ROMA
La Cgil lancia una campagna di mobilitazione per modificare la manovra, con una manifestazione di tutti i dipendenti pubblici il 12 giugno a Roma ed uno sciopero generale da tenersi entro la fine del mese prossimo. I leader di Cisl e Uil confermano un «sì condizionato», anche se contro i tagli insorgono tutte le sigle del pubblico impiego, con la Uilpa in stato di agitazione e la Fp-Cisl che annuncia una campagna per denunciare gli sprechi nella pubblica amministrazione. Forti critiche arrivano anche dagli autonomi della Confsal («è iniqua e insostenibile») e dal cartello dei principali sindacati di polizia, preoccupati per gli effetti negativi sulla sicurezza.
Al direttivo di inizio giugno Guglielmo Epifani proporrà di indire uno sciopero generale con manifestazioni su base territoriale entro fine mese, confermando le critiche alla manovra: «Nessuno mi può convincere che questa è una manovra equa – ha detto il leader della Cgil –. I sacrifici sono concentrati solo su una parte del Paese, visto che dai tagli ai lavoratori dipendenti, ai precari e agli enti locali dipende l'80%. Con il paradosso che chi ha un reddito di 500mila euro non mette neanche un centesimo mentre a pagare saranno i lavoratori pubblici che guadagnano 1.200 euro». Nonostante la diversità di vedute, Epifani tende la mano a Cisl e Uil proponendo di lavorare insieme su alcune proposte per cambiare la manovra, introducendo la tassazione unica sulle rendite finanziarie al 20% (dal 12,5% attuale), insieme ad un'addizionale di solidarietà destinata ai giovani sui redditi sopra i 150mila euro, e al ripristino dell'Ici per i redditi sopra i 90-100mila euro. «I dipendenti pubblici - sostiene Epifani - sono disponibili ai sacrifici ma non possono ricadere solo su di loro».
Un appello all'unità sindacale è stato lanciato da Raffaele Bonanni che partecipando ad una tavola rotonda organizzata da Unipol gruppo finanziario, si è appellato al «senso di responsabilità per far fronte a questa situazione di economia di guerra», indicando nella «vicenda fiscale, lo spreco nelle amministrazioni e nelle istituzioni» i temi da aggredire. I sindacati, secondo Bonanni, dovrebbero unirsi nel chiedere «l'abolizione delle Province, sul come rendere più snelle le Regioni, accorpare molti Comuni e tagliare tanti enti» che «sono la vera bolletta per le famiglie italiane». Il leader della Cisl ha rivendicato «con orgoglio» l'interlocuzione privilegiata avuta con il governo nei giorni precedenti al varo della manovra – dalla quale è stata esclusa la Cgil – soprattutto per i risultati conseguiti sulla parte fiscale: «Di ripristino della tracciabilità dei pagamenti Berlusconi non voleva proprio sentirne parlare – ha ricordato Bonanni – ma è stato costretto ad inserirlo nella manovra, insieme alle fatture telematiche. Queste misure faranno emergere tra i 10 e i 15 miliardi di evasione».