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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2010 alle ore 12:37.
«Non molleremo, la Bp dovrà risolvere il problema sotto la supervisione del governo americano e pagare tutto». Così ha proclamato ieri il ministro dell'Homeland Security, Janet Napolitano, inviato per la quarta volta in Louisiana dal presidente Obama insieme al ministro degli interni Ken Salazar per dimostrare alla nazione l'impegno del governo nella catastrofe del Golfo.
Lo spiegamento di risorse per fronteggiare l'emergenza è il più massiccio della storia americana: 22mila uomini, mille motonavi, centinaia di chilometri di barriere galleggianti per impedire al petrolio di raggiungere le coste. Ma l'impazienza e la rabbia della popolazione per l'incapacità della Bp di chiudere la falla di petrolio e per il ruolo del governo Usa nella gestione del disastro ambientale ed economico sta crescendo rapidamente. A 34 giorni dall'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon il greggio continua a riversarsi nel Golfo del Messico al ritmo di almeno 5mila barili al giorno, forse il doppio o il triplo se si ascoltano diversi scienziati, e la Bp pare a corto di idee per fermarlo.
Ieri il comandante della Guardia costiera, Thad Allen, ha difeso l'amministrazione Obama dall'accusa di passività nella gestione della spaventosa crisi spiegando che la legge americana affida l'intera responsabilità operativa e legale alla Bp, la società che ha preso in leasing la porzione di fondale per trivellare petrolio e che dunque ha accesso esclusivo all'area sottomarina dove è situata la sorgente. La responsabilità del governo è limitata alla supervisione e all'assistenza.
Ma le critiche continuano a piovere per numerosi altri motivi: la Bp continua per esempio a ignorare l'ordine dell'Environmental Protection Agency di non usare la sostanza chimica dispersiva Corexit, giudicata estremamente tossica e dannosa per l'ecosistema. Il governo Usa è stato criticato invece per avere continuato a concedere licenze per le trivellazioni offshore anche dopo la moratoria annunciata dal presidente Obama il mese scorso.
Cresce anche la frustrazione per la lentezza delle operazioni Bp, che ieri ha rimandato di un altro giorno, a mercoledì, il cosiddetto intervento "top kill" per otturare la valvola di sicurezza alla bocca della sorgente con una densa sostanza fluida e fermare la fuoriuscita di greggio. L'operazione non è mai stata tentata a 1.500 metri sotto il livello del mare e potrebbe fallire, proprio come sono falliti i tre precedenti tentativi di interrompere il flusso di petrolio. La Bp sostiene di avere almeno altre tre alternative: otturare la valvola con detriti solidi, appoggiare un'altra valvola sopra quella già esistente (e malfunzionante) o tagliare la tubatura che fuoriesce dalla valvola e coprire l'apertura con una piccola cupola per intrappolare il petrolio. L'unica altra opzione restante, la trivellazione della sorgente sottomarina in un altro punto del fondale, non sarà disponibile prima di agosto.