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Contro gli italiani la bomba di Herat

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2010 alle ore 08:36.

L'obiettivo dell'attentato del 17 maggio nel quale morirono due alpini e altrettanti rimasero feriti lungo la strada tra Herat e Bala Murghab (nei pressi di Bala Murghab) erano proprio i soldati italiani e in particolare i genieri specializzati nel contrasto agli ordigni esplosivi. Secondo quanto appreso dal Sole 24 Ore, i rilievi dei tecnici del genio dell'esercito effettuati sul luogo dell'esplosione hanno confermato che l'ordigno improvvisato (Ied) ad alto potenziale che ha distrutto il veicolo Lince è stato fatto esplodere con un radiocomando a distanza. Benché il rapporto ufficiale sull'attentato non sia stato ancora reso noto, quanto emerso dalle perizie sembra escludere l'ipotesi che il mezzo italiano sia finito casualmente nel mirino degli insorti, ipotesi probabile solo in presenza di un congegno esplosivo a pressione.

Il comando italiano a Herat e il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, esclusero che l'attacco fosse diretto espressamente contro gli italiani, ma da quanto è emerso chi ha pianificato l'attentato ha invece deciso di colpire proprio quel veicolo, il quarto della colonna, cioè uno dei mezzi apripista tra i quali vi sono sempre truppe afghane e genieri dei team Iedd (Improvised Explosive Devices Disposal). Le squadre specializzate nell'individuare e disattivare gli Ied costituiscono il bersaglio preferenziale per gli insorti, così come le forze speciali alleate danno una caccia spietata ai "bombaroli" talebani.
Nell'area di Bala Murghab il contingente italiano opera da quasi due anni e proprio nei pressi del villaggio di Mangan si sono verificati in passato altri tre attacchi contro nostre pattuglie. Gli insorti ben conoscono i mezzi italiani e, anche se la presenza dei team del genio in testa a ogni colonna costituisce una procedura standard tra le forze alleate, i talebani potrebbero aver ricevuto informazioni più precise circa la posizione degli artificieri. Il convoglio, composto da 129 veicoli alleati e afghani in movimento da Herat, ha infatti impiegato diversi giorni per raggiungere Bala Murghab e non sarebbe certo la prima volta che soldati o poliziotti afghani forniscono informazioni agli insorti. I talebani impiegano ora ordigni molto più potenti per distruggere anche mezzi blindati come il Lince che aveva resistito a due dozzine di attentati dinamitardi. Per evitare che il comando di esplosione a distanza venga bloccato dai jammer, i disturbi elettronici emessi da speciali veicoli alleati, gli insorti utilizzano fili interrati per gli ultimi cento metri. In questo modo il segnale radio che attiva la bomba non è disturbabile perché viaggia via filo proprio nell'area coperta dalle contromisure elettroniche alleate.

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Tags Correlati: Afghanistan | Bala Murghab | Iedd | Ignazio La Russa | Il Velino | Lince

 

Per i miliziani, che effettuano l'80% dei loro attacchi utilizzando ordigni improvvisati, gli artificieri sono il nemico più temibile come dimostrano le 4 bombe ad alto potenziale disinnescate dai genieri alpini del 32° reggimento nell'ultima settimana nella zona di Bala Murghab e la ventina di proiettili d'artiglieria utilizzati dagli insorti per confezionare Ied recuperati a Shindand. La reazione delle truppe italiane non si sarebbe però limitata a intensificare la ricerca di ordigni. Secondo quanto riportato dal settimanale L'Espresso, i ranger italiani affiancati da truppe Usa e afghane avrebbero attaccato il giorno dopo l'attentato un accampamento talebano non lontano da Bala Murghab con l'appoggio di jet americani. Il settimanale, che chiede se si sia trattato di una «rappresaglia per l'attentato contro gli alpini», rivela che l'operazione sarebbe stata autorizzata direttamente dal ministro La Russa e condotta nel massimo segreto. La notizia del blitz era già stata diffusa il giorno 19 dall'agenzia di stampa "Il Velino", che riferiva di vittime tra gli insorti e nessun ferito tra gli alleati. Lo stesso giorno il comando italiano di Herat aveva però smentito la partecipazione di truppe italiane a quella battaglia mentre invece ieri La Russa, smentendo ogni interferenza con i comandi militari, ha definito lo scontro «una normale operazione in linea con i compiti che sono affidati al nostro contingente».

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