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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2010 alle ore 19:02.
VARESE - «Un confronto proficuo». Ecco il bilancio ufficioso al termine della prima riunione del G-6 in corso fino a sabato a Varese. Ospiti del ministro dell'Interno Roberto Maroni, i colleghi di Francia, Regno Unito, Spagna, Germania e Polonia, l'attorney general degli Stati Uniti e la Commissione Europea. Scopo la ricerca di azioni condivise per trovare soluzioni comuni su terrorismo internazionale, lotta al crimine organizzato e politiche migratorie. Maroni in apertura dell'incontro ha ribadito il ruolo primario dell'Italia in queste tematiche, ponendo in particolarmente l'accento su quelli che considera i successi di un «modello italiano che può essere utilizzato anche dalle altre nazioni Ue».
Così è per l'accordo bilaterale siglato con la Libia che «ha portato agli annullamenti degli sbarchi». L'idea è che il Mediterraneo non sia solamente il "mare nostrum" ma di tutta l'Unione Europea, quindi porta d'accesso all'Occidente per i migranti dall'Africa. «Occorre sviluppare azioni diplomatiche con i paesi africani, soprattutto subsahariani, per frenare le partenze e gestire l'immigrazione attraverso un sistema di aiuti economici e di sviluppo».
Per Maroni, l'Unione Europea stessa dovrebbe siglare nuovi patti con altri paesi africani, lasciando all'Italia il ruolo di ambasciatrice che «ormai ci è stata riconosciuto perché ci siamo guadagnati la reputazione di interlocutori credibili». L'Italia, fa capire il responsabile del Viminale, non può essere lasciata sola e chiede collaborazione: servono risorse economiche per pattugliare il Mediterraneo e avviare politiche per contrastare l'immigrazione clandestina in modo efficace ed organico, «perché i flussi cambiano e se non si entra in Europa dall'Italia vi si accede attraverso gli altri paesi».
Ma se Maroni da Varese promuove il modello Italia, Amnesty International lo boccia senza mezze misure presentando il dossier immigrazione 2010: l'ong accusa il Governo di non aver saputo gestire l'immigrazione e in particolare condanna la pratica dei respingimenti, in violazione dei diritti umani.
Chiusa la giornata di oggi, con la cena di Gala a Ville Ponti preparata da Gualtiero Marchesi, domani i ministri si confronteranno sul contrasto alla criminalità organizzata. Il responsabile del Viminale porterà sul tavolo dei lavori i numeri italiani:«In due anni abbiamo sequestrato 22mila beni alle organizzazioni criminali, per un valore di 9 miliardi di euro confiscati». Beni che, secondo Maroni, saranno restituiti attraverso l'Agenzia nazionale beni confiscati:«Andranno al mondo delle associazioni, agli enti locali, alla comunità per essere riutilizzati».