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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2010 alle ore 20:08.
All'Arena di Verona si chiude il 93° Giro d'Italia. Un Giro, al di là della resurrezione di Ivan Basso, denso di emozioni e colpi di scena. Un Giro che dopo tanti scandali e delusioni sembra – e lo diciamo con le cautele del caso - aver fatto pace con tutti gli appassionati di una manifestazione che, da oltre un secolo, più di qualsiasi discorso, riunisce pedalando l'Italia con gli italiani. Non è poco, anzi, diciamo pure che è moltissimo. Qui sotto, come si fa a scuola quando escono le pagelle, lo ripercorriamo attraverso i suoi protagonisti.
I corridori
Ivan Basso 10. Massimo voto per questo campione che ritrova se stesso e la maglia rosa dopo quattro anni di grigio purgatorio. Non è stato facile. Avrebbe potuto recriminare, invocare il complotto (ci sono tanti esempi illustri), lanciare accuse velenose a destra e a manca. Non l'ha fatto. Anzi. In silenzio, con cocciuta pacatezza, ha pagato con dignità il suo debito risalendo gradino dopo gradino verso il successo. In questo Giro, a parte l'incredibile distrazione collettiva dell'Aquila (da cui però è partita la rimonta), il Capitano è stato perfetto. All'attacco con il fratellino Nibali sul Monte Grappa, firma due imprese straordinarie: quella dello Zoncolan, dove sferra il primo uno-due ad Arrojo, e quella del Mortirolo, dove lo manda definitivamente al tappeto. Ottimo in salita, consapevole dei suoi limiti in discesa (l'orso Yoghi è più agile), Basso ha guidato la Liquigas con intelligenza e generosità. Perfetto il gioco di squadra con Nibali. Bello anche l'ultimo episodio del Tonale, in cui Ivan, per aiutare il suo vice, insegue Scarponi togliendogli l'abbuono. Ora Ivan andrà al Tour de France per battere il ferro finchè è caldo. Può lasciare il segno, ma Contador nelle cronometro ha ancora qualcosa in più.
Vincenzo Nibali 9. Il ragazzo con la valigia esce dal Giro con una laurea prestigiosa che vale più di cento investimenti. Talento del presente, campione del futuro. Tre giorni in maglia rosa, la vittoria di Asolo, il terzo posto sul podio dopo un testa a testa con Scarponi: e pensare che Vincenzino, al Giro, non sarebbe neppure dovuto venire. Ora si ritrova con la consapevolezza di essere lui il domani di uno sport dove da quasi due anni non si vinceva nulla (ottobre 2008, successo di Cunego al Lombardia).