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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2010 alle ore 18:24.
MOSCA - Nessuno in Russia si rivolge mai a Putin in questo modo, nessuno osa interromperlo o contraddirlo come ha fatto l'altra sera Jurij Shevchuk, rockstar venerabile in Russia, cantante dei Ddt. A una serata di beneficenza a Pietroburgo, Shevchuk ha chiesto la parola e il confronto che ne è seguito ora viene definito dalla stampa russa come «il più franco che Putin abbia avuto dal suo arrivo al potere», nel 2000. «Abbiamo bisogno di essere uguali davanti alla legge – ha iniziato Shevchuk – qui non c'è libertà d'espressione. Abbiamo un giornale e mezzo e una televisione a metà. Il baratro tra boiardi e oppressi cresce, la protesta tra l'elettorato monta, lei cosa pensa di fare? Ha in programma una liberalizzazione democratica? Consentirà le marce di protesta?».
Rispondendo, Putin ha mescolato scatti di irritazione e risposte scontate con qualcosa di clamoroso, visto con gli occhi della Russia. Ha detto che una persona si può realizzare solo in una società libera, ha condiviso le preoccupazioni per la corruzione della polizia e la mancanza di sicurezza nelle miniere, si è scusato per uno scatto d'ira, ha chiarito che una persona è libera di manifestare se non va a intralciare la libertà degli altri, e che senza un normale sviluppo democratico la Russia non avrà un avvenire.
Abbastanza per lasciare il paese a bocca aperta. Che il primo ministro stia imparando il linguaggio della democrazia? Il processo non appare immediato. Almeno a giudicare da quanto è avvenuto a Mosca. Il 31 di ogni mese l'opposizione si raduna sulla Majakovskaja per ricordare l'articolo 31 della Costituzione russa, che sancisce il diritto di ogni cittadino a manifestare. Ma anche ieri 135 attivisti, prima ancora di riuscire ad arrivare al centro della piazza, sono stati arrestati. A Shevchuk Putin ha detto di augurarsi altri scambi come quello avuto a Pietroburgo. Sicuramente ce ne sarebbe bisogno.