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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2010 alle ore 09:43.
Domenico Lusi
ROMA
Accelera l'inchiesta sugli appalti per l'eolico in Sardegna e in altre regioni italiane condotta dalla Procura di Roma. I magistrati si stanno concentrando sul filone relativo all'aggiustamento di processi e sentenze che faceva perno su Pasquale Lombardi, geometra applicato come magistrato in alcune commissioni tributarie, indagato per corruzione. Sarebbe stato lui, secondo gli inquirenti, il punto di riferimento a cui il comitato d'affari che faceva capo all'imprenditore sardo Flavio Carboni si rivolgeva quando c'era da avvicinare alti magistrati in grado di influire su procedimenti penali o civili. Ieri il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e i pm Rodolfo Sabelli e Ilaria Calò hanno ascoltato come testi una decina di magistrati, tra consiglieri e cancellieri di Cassazione, e alcuni membri dell'Avvocatura dello Stato. Secondo quanto è trapelato (a Piazzale Clodio viene mantenuto il massimo riserbo) i pm si stanno interessando a un ricorso discusso davanti alle sezioni unite civili della Cassazione. Una delle sentenze che il comitato d'affari avrebbe tentato di aggiustare a proprio favore. Nessuna delle persone sentite ieri dai pm (tra loro il vice segretario generale della Corte di Cassazione, Francesco Tirelli, e l'ex avvocato generale dello Stato, Oscar Fiumara), precisano fonti vicine agli inquirenti, sono coinvolte direttamente nell'indagine. I testi sono stati ascoltati per acquisire ulteriori elementi e chiarimenti sul ricorso oggetto delle indagini. I magistrati si stanno convincendo che il comitato d'affari era in realtà molto di più: un vero centro di potere occulto che aveva non solo l'obiettivo di garantirsi appalti, ma anche di influire sulle scelte politiche, aggiustare processi, pilotare nomine in organi costituzionali.
Ma l'inchiesta accelera anche sugli altri fronti. Questa settimana dovrebbe essere interrogato il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, indagato con Carboni per corruzione e riciclaggio. L'esponente del Pdl dovrà fornire delucidazioni sui capitali transitati attraverso la sua banca, il Credito Cooperativo Fiorentino, e sui rapporti con il governatore sardo Ugo Cappellacci, indagato per corruzione e abuso d'ufficio, e Marcello Dell'Utri (che non è indagato), entrambi chiamati in causa per la nomina di Ignazio Farris (per lui si ipotizza la corruzione) all'Arpa Sardegna, fortemente voluta da Carboni. Si indaga su 5 milioni di euro che Carboni avrebbe raccolto da aziende siciliane, campane, calabresi e laziali, alcune in odore di criminalità organizzata. Tutte interessate a buttarsi nella partita dell'eolico e a stanziare per questo fondi che i pm sospettano servissero a pagare tangenti. Nella banca di Verdini sarebbero transitati, tra l'altro, 800mila euro prelevati a San Marino dall'autista di Carboni. Denaro che sarebbe finito alla società editrice del Giornale della Toscana di cui Verdini è azionista. «È denaro di nuovi soci» ha finora replicato l'esponente del Pdl. Sul fronte politico, domani mattina il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, riferirà in Consiglio regionale sulla vicenda dell'eolico. Finora gli indagati dell'inchiesta romana sono otto.