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Si dimette il presidente tedesco

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2010 alle ore 09:41.

FRANCOFORTE - Un nuovo terremoto politico ha colpito ieri la Germania. Il presidente della Repubblica Horst Köhler si è dimesso inaspettatamente. Criticato per alcuni commenti sul ruolo della Bundeswehr nel proteggere gli interessi economici del paese, l'uomo democristiano abbandona la scena in un momento estremamente difficile della politica tedesca, alle prese con la crisi della moneta unica e una situazione economica ancora molto incerta.
«Annuncio le mie dimissioni dalla carica di presidente con effetto immediato», ha annunciato Köhler, 67 anni, in una breve dichiarazione televisiva. La decisione è giunta dopo che il 22 maggio scorso il presidente della Repubblica si era espresso - in modo forse insolito per un presidente tedesco - sul ruolo delle forze armate nella difesa degli scambi commerciali di una Germania sempre più esposta sui grandi mercati internazionali.

«A mio avviso - aveva detto in un'intervista radiofonica - la società nel suo insieme sta progressivamente accettando che nel dubbio e in caso di necessità un impegno militare può essere necessario per proteggere i nostri interessi, per esempio la libertà delle rotte commerciali, per esempio ancora impedendo l'instabilità in alcune regioni, tale da avere un impatto negativo sui nostri scambi, sui nostri posti di lavoro e sulla nostra ricchezza».
La presa di posizione aveva provocato la sorpresa (un po' ipocrita) di una parte della classe politica tedesca. A 60 anni dalla fine della guerra, in una Germania sempre attraversata da una vena pacifista, è ancora difficile parlare esplicitamente di interessi nazionali soprattutto quando a difenderli sarebbe chiamata addirittura la Bundeswehr. Ad alcuni quindi il commento del capo dello Stato è sembrato ingenuo nella forma, anche se condivisibile nella sostanza.
«Mi dispiace che le mie dichiarazioni su una questione così importante e difficile per la nostra nazione abbiano potuto provocare incomprensioni», ha detto ieri Köhler, affiancato dalla moglie e visibilmente scosso. «Queste critiche sono totalmente infondate» e riflettono «una mancanza di rispetto» per la funzione di presidente. Il capo dello Stato ha un ruolo meramente cerimoniale in Germania, ma gode di grande prestigio.

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Tags Correlati: Angela Merkel | Cristiano Democratici Uniti | Csu | Europa | Fdp | Forze Armate Tedesche | Gerhard Schröder | Governo | Helmut Kohl | Horst Köhler | Nils Diederich | Roland Koch

 

A giocare nella decisione clamorosa di Köhler, da un lato le critiche di una parte della classe politica, dall'altro anche un uomo vittima dell'emozione. C'è chi ieri si chiedeva se ci fossero altri motivi dietro alla sua scelta: magari divergenze con il governo democristiano-liberale sull'azione tedesca in Europa, troppo poco europeista agli occhi di un ex collaboratore di Helmut Kohl? O l'assenza di un appoggio politico in quest'ultima difficile settimana?
Per il cancelliere democristiano Angela Merkel, le dimissioni del presidente della Repubblica sono il terzo terremoto politico in poco meno di un mese. Prima la sconfitta della Cdu nel Nord-Reno Vestafalia; poi l'uscita di scena di Roland Koch, premier Cdu dell'Assia; infine l'abbandono di Köhler, anch'egli democristiano. Tre scossoni in poche settimane per un governo Cdu-Fdp ai minimi nei sondaggi di popolarità e diviso al proprio interno.
«La signora Merkel è in una situazione non troppo dissimile e disperata di quella di Gerhard Schröder nel 2005, quando sconfitto in Renania decise di indire elezioni anticipate», sosteneva ieri sera Nils Diederich, politologo a Berlino. Il punto di vista è forse un po' eccessivo, ma dà la misura di come le dimissioni di Köhler abbiano colpito in Germania. L'establishment politico tedesco ha ora trenta giorni per trovare un sostituto: oggi a Berlino il primo incontro dei vertici di Cdu-Csu e Fdp.

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