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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2010 alle ore 16:17.
La Cei promuove il federalismo, a patto che sia «equlibrato con le istanze fondamentali dell'unità della nazione». Secondo il segretario generale della conferenza episcopale italiana - intervistato dalla Radio Vaticana - il processo federalista può «certamente» rafforzare l'unità tra Nord e Sud d'Italia e i «principi fondamentali» della Costituzione «hanno bisogno evidentemente di una traduzione direi equilibrata con le istanze federaliste».
Secondo Crociata «il punto non è mettere in contrapposizione unità e federalismo, perchè è una falsa contraddizione. Il punto è creare quell'equilibrio che permette alla soggettività locale e territoriale di comporsi in maniera armonica e attenta al tutto, con la totalità del popolo e della nazione».
Per il numero due della Cei, «solidarietà e sussidiarietà non possono essere contrapposte», ma «devono essere articolate e integrate, perchè - continua - se è vero che una certa unitarietà gestita in maniera centralista o comunque disattenta da alcune istanze rischia di mortificare o di non tenere conto di esigenze proprie di determinati territori e parti del paese, è vero anche che all'opposto, il chiudersi delle singole parti nella difesa, tutela, di interessi locali e parziali, alla fine non solo priva tutto il paese di un beneficio comune, ma alla fine impoverisce anche quelle parti che si isolano pensando illusoriamente di essere autosufficienti in tutto». «Perchè ci sono beni - aggiunge Crociata -, a proposito di bene comune, che vivono e crescono se condivisi tra tutti. E beni che possono arricchire tutti a partire da una responsabilità, vitalità, locale in relazione con tutto il resto del paese».