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Francesca Schiavone in semifinale al Roland Garros

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2010 alle ore 15:50.

Nel 1954 Silvana Lazzarino approdava alle semifinali del Roland Garros. Nessuno si sarebbe, allora, sognato di prevedere, da quel giorno, un'attesa di oltre mezzo secolo per avere un'altra azzurra a due passi dal trofeo parigino. Cinquantasei anni per la precisione. Un lunghissimo digiuno rotto, oggi, da una straordinaria Francesca Schiavone, capace di ribaltare tutti i pronostici e di liquidare con un secco 6/3, 6/2, la numero tre del seeding, nonché terza tennista al mondo per il computer della Wta, Caroline Wozniacki.

Il Roland Garros 2010 regala agli appassionati italiani l'immagine della Leonessa che bacia la terra rossa di Francia, come in un rituale che segna il suo ingresso nella storia. Prima giocatrice italiana dell'era Open ad arrivare tanto avanti in uno Slam, da lunedì sarà anche la prima azzurra ad occupare il nono posto nella classifica mondiale, battendo così il record dello scorso anno di Flavia Pannetta. È giusto che sia così, perché senza nulla togliere alla brindisina e ai suoi brillantissimi risultati, nessuna azzurra gioca come Francesca negli Slam. Tre quarti di finali e una semifinale, senza contare che , a Parigi, non è ancora finita…

Il match contro la Woizniacki si preannunciava una prova dura. Giocare con un'avversaria di dieci anni più giovane, tra le primissime del mondo e undici centimetri più alta, non è una passeggiata. Contro una giocatrice più potente, dal fisico più prestante, la Schiavone sapeva di dover combattere con il cuore e con il cervello. Certo non solamente con il braccio e con la velocità delle gambe.

La tattica poteva essere la vera chiave di volta dell'incontro. Aiutata da una giornata di grazia, nella quale ha sbagliato pochissimo e ha messo a segno colpi sulle righe e al volo quasi alla Federer, Francesca ha scelto, allora, di giocare proprio questa carta per sorprendere la più quotata rivale. Soprattutto non ha mai lasciato l'iniziativa alla bella Caroline che, altrimenti, avrebbe potuto schiacciarla sul fondo e sfondare la sua resistenza a forza di pallate sempre più profonde e angolate. La tennista milanese, invece, ha dimostrato da subito da poter reggere il palleggio senza, tuttavia, cercare di vincere un pericoloso braccio di ferro da fondo. Più saggiamente ha utilizzato il rovescio in back, la frequente discese a rete in controtempo, qualche palla corta e continue variazioni di ritmo.

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Tags Correlati: Caroline Wozniacki | Elena Dementieva | Flavia Pannetta | Francesca Schiavone | Francia (squadra) | Italia (squadra) | Jennifer Capriati | Parigi | Roland Garros | Silvana Lazzarino | Sport | Tennis Federation Cup | Torneo di Wimbledon | US Open

 

Così, dopo aver vinto il primo set per 6/2 in 38 minuti, non ha mai dato davvero l'impressione di poter cedere il passo all'avversaria. Nemmeno quando è stata raggiunta sul 3/3 nella seconda frazione. In quel momento, alla tattica, Francesca ha aggiunto la dote che tutti conosciamo, il suo straordinario carattere (non per nulla è soprannominata la Leonessa), e si è portata di nuovo avanti sul 5/3. Per conquistarsi il match-point, sul 30/15 in suo favore, si è perfino prodotta in un'esibizione di serve & volley da manuale. A quel punto, Francesca aveva già vinto. L'ultimo 15 era poco più di un'ultima formalità che la separava dallo storico traguardo.

Verrebbe da dire, ora, che la Schiavone è la più forte tennista italiana di sempre. Nessuna ha mai raggiunto la sua posizione in classifica e, appunto, nessun'altra è andata tanto avanti in uno Slam nell'era Open. Piuttosto che lanciarci in graduatorie di questo tipo, però, preferiamo ricordare che la favola dell'azzurra classe 1980 non nasce oggi ma è un albero con radici profonde.

Era, infatti, il 2001 quando una giovane Francesca approdò per la prima volta ai quarti di finale di Parigi, l'anno successivo sarebbe riuscita a salire in classifica fino alla 23esima posizione. A quell'epoca tutti pensarono che l'Italia aveva trovato finalmente la sua campionessa. I risultati, in effetti, non mancarono. Quarti di finale agli Us Open nel 2003 (quando si fermò solo contro Jennifer Capriati), quattordicesimo posto nel ranking alla fine dell'anno successivo, durante il quale arrivò anche ad un passo dal podio delle Olimpiadi. Nel frattempo Francesca, con le sue colleghe, ci regalò anche un paio di Fed Cup.
Tuttavia, la discesa in classifica, seppure di lieve entità, e le vittorie che tardavano ad arrivare ( il primo titolo Wta è del 2007), fecero pensare a molti che Francesca fosse sì molto brava, ma non abbastanza da scalare quell'ultimo gradino e diventare una vera campionessa. In fondo, non era più una ragazzina e il meglio di sé l'aveva ormai dato.

Niente di più sbagliato. La Leonessa era pronta per una sua seconda giovinezza, ancora più "ruggente" della prima. I quarti di finale a Wimbledon non erano il canto del cigno ma , soltanto, l'antipasto. Il piatto forte ce lo sta servendo ora al Roland Garros. È destino che negli Slam Francesca incontri Elena Dementieva che, a Londra, mise fine alla sua corsa. Certo la russa non è un'avversaria facile e il pronostico ancora una volta è contro la Schiavone, ma per la tennista che abbiamo visto in campo oggi, e che in carriera è stata spesso in grado di sconfiggere le più forti, niente è davvero impossibile. E poi, arrivati fin qui, sognare in grande, oltre che non costare nulla, è quasi obbligatorio…

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