Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2010 alle ore 09:49.
Sarà sentita oggi in Procura a Napoli Marina Grossi, moglie del numero uno di Finmeccanica, PierFrancesco Guarguaglini. Accelera dunque l'inchiesta campana sull'appalto del Viminale alla Elsag Datamat per il sistema di videosorveglianza nella città partenopea. Anche se la stessa Grossi dichiara: «Non lascio». A Roma, intanto, emergono altre novità sulla storia della Digint, società di Finmeccanica dove il faccendiere Gennaro Mokbel, oggi in carcere, aveva costituito solidi interessi.
Napoli, pm a ritmo serrato
Ieri, il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e i pm della Dda Vincenzo D'Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli hanno sentito come persona informata sui fatti il prefetto Giovanna Iurato, prefetto a L'Aquila da una decina di giorni ma prima titolare della direzione tecnico logistica del Dipartimento di Pubblica sicurezza. La Iurato ha firmato l'assegnazione dell'appalto da circa 37 milioni alla Elsag. L'ipotesi di reato formulata dagli inquirenti è di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta: gli investigatori presumono l'esistenza di un gruppo costituito da funzionari e imprenditori che si sarebbero accordati per pilotare gli appalti. I pm hanno sentito anche il viceprefetto Salvatore Saporito - la sua posizione si sarebbe trasformata da testimone a indagato - e l'ingegner Giovanni Conti, che faceva parte della commissione che ha aggiudicato l'appalto. Elsag era l'azienda capofila ma c'erano anche altre società, compresa la stessa Selex, e la gara poi non ha visto ricorsi amministrativi.
In serata, anche per smentire voci di dimissioni, Marina Grossi ha inviato un messaggio ai dipendenti per sostenere che la Selex Sistemi integrati è «un'azienda sana» che raggiunge successi operando con «codice etico». Poi ha aggiunto: «Non è mia intenzione abbandonare il campo. Voglio anzi reagire con il vostro aiuto e supporto a questo attacco, unitamente a quanto sta facendo Finmeccanica». E ancora: «Non abbiamo subito alcuna perquisizione, né ricevuto richieste di esibizione dei documenti».
Digint, 150 milioni a Mokbel
Alla procura di Roma, ora impegnata nell'inchiesta sull'eolico (si veda l'articolo a fianco), è giunta comunque copia dell'inchiesta napoletana su Finmeccanica. Intanto, emergono nuovi particolari su Digint, la società che alla fine del 2007 fu rilevata nel 51% del capitale dal gruppo che faceva capo a Mokbel con una somma pari a 8 milioni. Una somma troppo elevata per i magistrati romani, visto che Finmeccanica aveva acquistato il 49% di Digint per 2 milioni di euro. Il sospetto del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dei pubblici ministeri Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti è che gli 8 milioni possano essere stati una tangente. Alcuni elementi della vicenda, adesso, stanno trapelando. Il primo: gli 8 milioni arrivano fino a Hong Kong - non è un caso che gli stessi pm hanno confermato di aver chiesto una rogatoria in proposito - alla fine tornano a destinazione a San Marino, dove sono diventati nel frattempo 7,5, e versati in più tranche, in un periodo che va dal giugno all'agosto 2008. È in corso una rogatoria anche con san Marino. Emerge anche che il vero affare che Mokbel si attendeva di realizzare riguardava, come emerge dalle intercettazioni dei Ros, i contratti che Digint avrebbe realizzato nei settori militari e della metereologia. La cifra, finora inedita, era notevole: circa 150 milioni di euro, tra brevetti e vendite. Un ritorno enorme.