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Strage di Israele sulla nave degli aiuti

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2010 alle ore 09:42.

Roberto Bongiorni
L'obiettivo era molto ambizioso, di fatto senza precedenti: forzare il blocco navale imposto da Israele sulla Striscia di Gaza, approdare con sei navi e 700 attivisti filo-palestinesi, e portare 10mila tonnellate di merci e aiuti umanitari. Sapevano che la reazione sarebbe stata dura. Nessuno poteva certo immaginare che la situazione potesse deteriorare fino alla strage. Nel tentativo di fermare la flottiglia, le forze speciali israeliane hanno ingaggiato una violenta battaglia su una delle tre navi turche, la Mavi Marmara, la più grande (581 persone a bordo). Il bilancio, provvisorio, diverge a seconda delle fonti: 19 pacifisti morti (sei turchi e gli altri di origine araba) e 26 feriti, secondo l'emittente Al Jazeera e la sua concorrente al-Arabya. L'esercito israeliano e diversi media occidentali hanno parlato di almeno dieci vittime e 27 feriti, tra cui quattro soldati.
La dinamica dei fatti è ancora da chiarire. Dopo aver trascorso quasi tre giorni al largo delle coste di Cipro, la Freedom Flotilla, il convoglio di sei navi guidato dal vascello turco, si è diretta domenica notte verso le acque di Gaza. Ora e luogo del raid sembrano l'unica cosa certa: tra le 4,30 e le 5 del mattino a circa 75 miglia dalle coste israeliane, quindi in acque internazionali. Da qui le versioni dei fatti divergono. Fonti della difesa di Tel Aviv sostengono che i militari stavano per essere linciati e che perciò hanno dovuto difendersi da un duro attacco. Il commando, calato da un elicottero sul ponte della Mavi Marmara, sarebbe stato attaccato da un agguerrito drappello di attivisti armati di coltelli, bastoni e due pistole sottratte ai soldati e usate contro di loro. L'esercito israeliano ha poi diffuso un video in cui si vedono uomini lanciare un oggetto simile a un ordigno esplosivo. Alcuni soldati sono stati aggrediti con spranghe di ferro - uno è stato colpito alla testa - e i militari avrebbero aperto il fuoco. Totalmente diversa la versione dei pacifisti: «È una bugia, non abbiamo aperto il fuoco» ha replicato Greta Berlin, leader del Free Gaza Movement, una delle Ong che ha organizzato la flottiglia della pace. «Inconcepibile che una nave civile aspettasse di aprire il fuoco contro l'esercito israeliano, considerando la sua forza. Non abbiamo mai pensato ad alcun atto di violenza». Le sei navi sono poi state dirette verso il porto israeliano di Ashdod. Ai passeggeri, molti dei quali interrogati, sarebbero stati sottratti i telefonini. La polizia israeliana ha arrestato 16 attivisti, mentre gli altri saranno espulsi da Israele. A bordo del convoglio si trovavano anche quattro italiani tra cui la giornalista Angela Lano, direttrice di Infopal, agenzia specializzata in medio oriente. Presenti anche cinque parlamentari europei e il premio Nobel per la pace, l'irlandese Mairead Maguire.

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Tags Correlati: Al Jazeera | Angela Lano | Ashdod | Ban Ki-moon | Barack Obama | Benjamin Netanyahu | Consiglio di sicurezza | Consiglio Onu | Free Gaza | Giorgio Napolitano | Hamas | Italia | Joe Fallisi | Larnaca | Manolo Luppichini | Medio Oriente | Ong | Onu |

 

È un incidente grave che rischia di accendere le frange estremiste di molti paesi islamici. Dal Pakistan, passando per l'Iran, fino all'Egitto, in molti paesi musulmani la gente si è riversata in piazza a dimostrare contro Israele. Nel timore di ritorsioni, Israele ha posto in stato di allerta le sue forze militari schierate al confine con Siria, Libano e Striscia di Gaza. Immediate le condanne internazionali. La reazione più dura è stata quella della Turchia, che ha richiamato il suo ambasciatore in Israele. «Un'azione del genere, totalmente contraria ai principi del diritto internazionale, è terrorismo di stato disumano. Nessuno può aspettarsi che faremo finta di niente di fronte a quanto accaduto», ha tuonato il premier turco Recep Tayyp Erdogan, in Cile per una visita di stato che ha deciso di terminare. «È un crimine che mette a rischio il negoziato di pace», ha protestato la Lega Araba, che ha convocato una riunione d'urgenza per oggi. Dopo esser scesi in piazza in alcune città – ad Haifa ci sono stati tafferugli - gli arabi israeliani, oggi più del 20% della popolazione israeliana, hanno convocato uno sciopero per oggi. Uno dei feriti è proprio il loro leader politico, lo sceicco Raed Sallah. Il presidente palestinese Abu Mazen ha parlato di «massacro» e ha decretato tre giorni di lutto nei Territori palestinesi. Hamas ha invece invocato un'Intifada contro le ambasciate israeliane.
Ma è tutta la diplomazia internazionale ad essere in fibrillazione. In Italia, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso «sgomento e allarme» mentre il ministro degli Esteri Franco Frattini, ha deplorato «in modo assoluto» l'uccisione di civili nel raid. «È un fatto assolutamente grave», ha detto, chiedendo che si apra un'inchiesta, richiesta sollecitata anche dall'Unione europea. Diversi paesi europei hanno convocato l'ambasciatore israeliano. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon si è detto «scioccato» e ha chiesto a Israele di dare una «completa spiegazione». Alle 19 di sera (ora italiana) è iniziata una sessione di emergenze del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Nonostante gli ultimi attriti diplomatici, gli Stati Uniti hanno preferito la via della cautela. Riassumendo il contenuto di una telefonata tra il presidente americano Barack Obama e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ieri ha assolto i soldati israeliani ma ha anche espresso cordoglio per le perdite umane, la Casa Bianca ha rilasciato un comunicato: «Il presidente ha espresso profondo cordoglio per la perdita di vite umane nell'incidente di oggi e preoccupazione per i feriti. Il presidente ha altresì sottolineato l'importanza di un'inchiesta per capire prima possibile cosa è successo».
Non è la prima volta che Free Gaza cerca di forzare il blocco israeliano, secondo Gerusalemme necessario per impedire che navi piene di armi riforniscano l'arsenale di Hamas. Qualche volta ci è riuscita, ma solo con piccoli vascelli. L'ultima nell'agosto 2008, anche se gli aiuti erano di modesta entità. A fine dicembre 2008, mentre era in atto l'operazione militare israeliana Piombo Fuso gli israeliani avevano speronato una nave di medie dimensioni, costringendola a rinunciare alla missione.
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Attacco in acque internazionali
All'alba di ieri, commando israeliani fanno irruzione, in acque internazionali, sulla nave più grande, la turca Mavi Marmara e uccidono almeno 10 attivisti dei 581 a bordo. La nave viene poi condotta nel porto di Ashdod, Israele, e i passeggeri trattenuti
Sei navi della "Freedom Flotilla", che portano aiuti umanitari a Gaza, salpano domenica notte da Larnaca, Cipro, con 700 persone a bordo
L'embargo dal 2007
Israele ha imposto l'embargo da quando Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza nel 2007. Da allora il gruppo fondamentalista ha lanciato missili contro lo stato ebraico, che ha reagito con l'operazione Piombo Fuso del dicembre 2008
Da quando Hamas ha preso il controllo di Gaza, il milione e mezzo di palestinesi che vivono nella Striscia hanno potuto contare su meno di un quarto del volume di rifornimenti che arrivavano a dicembre 2005
Israele ha sempre detto che avrebbe assicurato le scorte necessarie ma vi sono restrizioni: non passano ad esempio i tubi di acciaio e i fertilizzanti perché potrebbero essere usati per armi fatte in casa
La flotta attaccata
La Freedom Flotilla è una flottiglia multinazionale messa insieme da diverse Ong filo-palestinesi sotto la bandiera di Free Gaza, gruppo con sede a Cipro formato da militanti della sinistra occidentale che si battono contro il blocco imposto da Israele. Free Gaza era riuscita a sbarcare nella Striscia nell'agosto 2008, a dicembre un'operazione simile è stata bloccata. Le otto imbarcazioni sono partite dal porto cipriota di Larnaca
A bordo 10mila tonnellate di aiuti umanitari, 700 attivisti di 40 nazionalità, decine di giornalisti, europarlamentari e deputati arabi. Fra loro 4 italiani: la giornalista Angela Lano, Manuel Zani, un free lance, Joe Fallisi, un tenore e anarchico milanese e Manolo Luppichini, regista romano

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