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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2010 alle ore 16:20.
A Londra giornata pesantissima per Bp, con perdite del 15%. Il colosso petrolifero è sfiancato dalla vicenda della «Marea nera» nel Golfo del Messico che, spinta dai venti, ora minaccia anche le coste dell'Alabama e del Mississipi e, secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration, non tarderà a incombere anche sulla Florida, su Cuba e sul Messico.
Stamane la compagnia petrolifera ha di nuovo fatto i conti delle spese sostenute per arginare il disastro da lei provocato: pari a 990 milioni di dollari contro la cifra di 930 milioni diffusa venerdì.
Su quello che ormai viene considerato un disastro epocale, superiore per gravità a quello di Exxon Valdez nel 1989, oggi Obama farà il punto con i vertici della speciale Commissione di inchiesta istituita per esaminare le cause e le responsabilità dell'incidente che ancora continua a riversare nei mari petrolio. La Commissione è simile a quelle che si sono occupate dell'esplosione dello shuttle Challenger nel 1986 e dell'incidente nucleare a Three Mile Island nel 1979. Il presidente Usa incontrerà l'ex senatore Bob Graham e l'ex capo dell'Epa, l'agenzia per la protezione ambientale, William Reilly.
La Bp intanto, dopo il fallimento di 'top kill' ha deciso di riprovarci con il Lower Marine Riser Package, di fatto un "cappuccio" da posizionare sopra la super-valvola collegato a una nave in superficie con cui catturare la maggior parte del greggio in fondo al mare.