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Si dimette il premier giapponese Hatoyama

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2010 alle ore 08:30.

Il premier giapponese di centro-sinistra, Yukio Hatoyama, ha annunciato le sue dimissioni: per lui, neanche nove mesi in carica e un livello impressionante di impopolarità (attualmente sfiora il 17 per cento). Per il Giappone, si tratta del quarto leader di governo a interrompere il mandato in meno di quattro anni: la buccia di banana è stata la decisione di mantenere a Okinawa la contestatissima base militare degli Stati Uniti.

La Borsa di Tokyo ha virato in positivo dopo l'annuncio delle dimissioni parallelamente all'indebolimento dello yen contro euro e dollaro, ma poi la debolezza della Borsa di Shanghai ha pesato su Tokyo. L'indice Nikkei ha lasciato sul terreno l'1,1% a 9.603 punti.

Hatoyama sarà sostituito da chi sarà eletto nuovo presidente del Partito Democratico: l'elezione, che dovrebbe avvenire venerdì, sarà sottoposta lunedì al voto delle due Camere del Parlamento. In pole position, l'attuale vice-primo ministro e ministro delle Finanze, Nakto Kan, 63 anni. Hatoyama ha detto di aver chiesto le dimissioni anche del segretario generale, l'onnipotente, Ichiro Ozawa, noto come lo «shogun nell'ombra» e considerato l'uomo più potente del partito. Il premier ha chiesto le sue dimissioni per «dar vita a un Partito Democratico muovo e più limpido».

In un discorso dinanzi agli uomini-chiave della sua formazione politica, il Partito Democratico del Giappone, trasmesso in tv, Hatoyama, 63 anni, ha spiegato che è stato costretto a gettare la spugna per le polemiche creata dalla base militare di Futenma, polemiche che hanno dominato per mesi il dibattito politico in Giappone, insieme a una serie di scandali finanziari. «Il governo laburista non è stato ben compreso», ha detto sull'orlo delle lacrime, spiegando che ha voluto mantenere la base a Okinawa per garantire la sicurezza nella regione. «La cooperazione tra il Giappone e gli Stati Uniti è indispensabile per la pace e la sicurezza in Asia orientale e sono stato costretto a chiedere alla gente di Okinawa, con mio grande dispiacere, questo onere».

Hatoyama, che a settembre aveva un indice di gradimento al 70 per cento, era da settimane sotto pressione, tanto che anche all'interno del suo partito molti premevamo per le sue dimissioni, soprattutto in vista delle elezioni parziali al Senato del prossimo luglio. Il timore del partito al governo è adesso che una sconfitta nelle prossime elezioni consegni la Camera Alta in mano all'opposizione, il che di fatto bloccherebbe le iniziative legislative del governo. Erede di una dinastia politico-industriale spesso comparata ai Kennedy, Hatoyama aveva vinto trionfalmente le elezioni parlamentari dello scorso agosto ed era stato eletto primo ministro il 16 settembre.

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Ma presto era iniziato il crollo nei sondaggi, in parte causato dalla sua mancanza di decisione, in parte dagli scandali di finanziamenti occulti. I giapponesi però gli hanno soprattutto rimproverato di non aver mantenuto la promessa elettorale di togliere la base di Futenma dall'isola di Okinawa. Una polemicaa che aveva anche frantumato la coalizione tripartita di centrosinistra: nei giorni scorsi il Partito Socialdemocratico aveva lasciato il governo e si era iscritto all'opposizione.

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