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La Germania può sorridere grazie all'export

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2010 alle ore 08:00.

FRANCOFORTE - Mai dal 1992 il mercato del lavoro in Germania aveva registrato un tasso di disoccupazione così basso durante un mese di maggio: del 7,7%. Mentre in molti paesi europei la situazione economica rimane incerta e la tempesta finanziaria fa temere una nuova recessione, nella Repubblica federale si respira maggiore ottimismo. La proiezione del paese sui grandi mercati internazionali è un evidente vantaggio.

I dati dell'Ufficio federale del Lavoro hanno sorpreso molti esperti. Su base destagionalizzata vi erano in maggio 45mila disoccupati in meno, per un totale di 3,246 milioni, seguendo la tendenza già segnalata in marzo e aprile. Gli economisti di mercato avevano sì previsto un calo, ma meno forte. Nel maggio del 2009, quando l'economia tedesca era in piena recessione, il tasso di disoccupazione era all'8,1%. Il dato tedesco contrasta con le cifre dell'Italia e della zona euro. In aprile, la disoccupazione nell'Unione monetaria è salita ai massimi degli ultimi 12 anni. Oltre 15,8 milioni di persone erano senza lavoro, con un tasso di disoccupazione del 10,1%. «C'è una divergenza nelle dinamiche dei mercati del lavoro nella zona euro – notava ieri James Ashley, economista di Barclays Capital –, ma ci aspettiamo una stabilizzazione nei prossimi mesi».
È probabile che dietro alla diminuzione del numero dei senza-lavoro in Germania ci siano, oltre alla ripresa economica, anche alcuni cambiamenti statistici, e naturalmente l'uso della settimana corta da parte di molte imprese. I lavoratori iscritti al Kurzarbeit – come viene chiamata qui la cassa integrazione – erano 830mila in marzo, rispetto agli 1,5 milioni del maggio 2009.

La situazione però è migliore che in altri paesi. «Anche in tempi difficili il mercato del lavoro ci porta buone notizie», ha commentato Ursula von der Leyen, il ministro del Lavoro. La Germania ha subito in pieno il forte rallentamento del commercio mondiale del 2009, quando il Pil si è contratto del 4,9%, ma oggi proprio la forza dei paesi emergenti aiuta le imprese tedesche.
Dieter Emmerich è un dirigente di una piccola azienda nella periferia di Francoforte, la Erich Jaeger, specializzata nell'elettronica industriale: «Nel 2009 il nostro fatturato è crollato del 30%. Oggi stiamo risalendo la china, e le vendite sono in aumento del 30% rispetto all'anno scorso. Le prospettive sono molto buone. Guardiamo con particolare attenzione alla Cina, agli Stati Uniti e l'area dell'Asia-Pacifico».

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Tags Correlati: Asia | Dieter Emmerich | Gerhard Schröder | Germania | Hermes Euler | James Ashley | Kurzarbeit | Mercato del lavoro | Ocse | Philipp Ehmer

 

La società di Friedberg vende il 35-40% del proprio fatturato all'estero. La quota tre anni fa era del 30%. Molte società tedesche si sono riposizionate negli ultimi anni. Non solo aumentando le esportazioni, ma concentrandosi soprattutto sui paesi emergenti, quelli che oggi stanno crescendo di più. Nel 2009, secondo una ricerca di Euler Hermes questi mercati hanno rappresentato il 52% della produzione mondiale. Le esportazioni tedesche sono aumentate in marzo del 10,7%, come non mai in 18 anni, tanto che l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico prevede che la Germania cresca dell'1,9% nel 2010 e del 2,1% nel 2011. Mentre la domanda interna in Germania continua a deludere, l'industria rimane forte e approfitta dell'indebolimento dell'euro, del 15% dall'inizio dell'anno contro il dollaro.

Secondo Philipp Ehmer, un economista di Deutsche Bank, non solo la Germania è proiettata sui mercati internazionali, ma gli stessi grandi gruppi tedeschi hanno un'elevata propensione all'export, maggiore rispetto alle aziende degli altri paesi della zona euro. Il settore automobilistico, l'industria meccanica e l'elettronica manifatturiera pesano molto nell'economia nazionale ed esportano tendenzialmente oltre il 40% del loro fatturato.
Per ora la tempesta finanziaria di questa settimane non sembra avere pesato sull'economia reale. Handelsblatt parla di "miracolo tedesco" sul fronte della disoccupazione. C'è chi sostiene che anche le riforme del cancelliere Gerhard Schröder nella prima metà del decennio stiano ora aiutando il mercato del lavoro. Molti osservatori però sostengono che quelle misure costano molto al bilancio pubblico. Come in altri paesi la sfida tedesca è di ridurre l'elevata disoccupazione strutturale.

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