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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2010 alle ore 08:07.
Tutto accade a senato chiuso. Un emendamento clandestino al ddl intercettazioni viene depositato dal governo in vista dell'Aula di martedì e si aggiunge ai 9 appena riapprovati dalla commissione Giustizia. Il "clandestino" allarga a dismisura - ai fini delle intercettazioni - il segreto di stato, che la presidenza del Consiglio potrà opporre su tutte le comunicazioni degli 007; e per chi riveli i contenuti captati, la pena sarà aumentata di un terzo (8 anni di carcere).
La nuova norma arriva da Palazzo Chigi. Il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo cade dalle nuvole, ma dalla Presidenza fanno sapere che è il frutto di «un'amplissima concertazione istituzionale».
Il blitz sul segreto di Stato è solo l'ultimo di una serie di colpi di scena che hanno animato la giornata. Il primo arriva dai finiani che, al termine di una lunga riunione alla camera con Gianfranco Fini, di fatto smontano il ddl intercettazioni perché, così com'è, è uno schiaffo alla «legalità». Decisi a riappropriarsi del proprio ruolo di interlocutori attivi, Giulia Bongiorno, Fabio Granata, Italo Bocchino, Flavia Perina e Andrea Augello, snocciolano una serie di buchi neri del provvedimento: la durata massima di 75 giorni per intercettare; la stretta sugli ascolti per i cosiddetti «reati spia» di quelli mafiosi; il giro di vite sulle cimici; la norma transitoria, destinata a creare «una bolgia» nei procedimenti in corso con più imputati, che sembra scritta apposta per far cadere la «mannaia» su alcune inchieste scottanti.
Una di queste - anche se nessuno lo dice apertamente - potrebbe essere quella di Firenze sui «Grandi eventi», nella quale i pm hanno raccolto - e segretato - sette faldoni di carte, registrazioni, brogliacci telefonici non ancora messi a disposizione degli indagati, molti dei quali riguardano l'ex presidente del Consiglio dei Lavori pubblici Angelo Balducci e i suoi numerosi interlocutori politici e istituzionali.
Fini e i finiani non si riconoscono nel testo del senato che «ha fatto saltare qualunque compromesso». «Occorre un netto miglioramento», dice la Bongiorno. «Il Pdl non sia autolesionista - aggiunge Granata -. Come fa di fronte all'opinione pubblica a estromettere le intercettazioni legate a reati come il racket, l'usura e l'estorsione?». Più diplomatico Bocchino: «Vogliamo offrire una riflessione per evitare problemi successivamente».