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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2010 alle ore 09:21.
Israele è caduto nell'ennesima trappola: il convoglio navale abbordato dai commando navali israeliani era un'imboscata. Molti partecipanti erano estremisti islamici. E i cosiddetti pacifisti erano addestrati alla guerriglia urbana. Per loro l'obbiettivo, in caso di scontro, era il martirio e l'impatto mediatico e politico conseguente. Come ha detto un'attivista sulla barca in un'intervista a un network arabo, «ci aspettiamo una di due buone cose - o il martirio o di arrivare a Gaza». Abbordando la nave turca Mavi Marmara armati di proiettili di vernice, aspettandosi dei riottosi ma non agguerriti esperti di guerriglia urbana, gli israeliani hanno dato loro il martirio desiderato, il tutto filmato da una troupe di Al-Jazeera che viaggiava col convoglio.
Israele poteva evitare questo disastro diplomatico e d'immagine? Si trattava di una situazione impossibile: lasciar passare il convoglio avrebbe reso insignificanti tutte le minacce israeliane a chi avesse forzato il blocco navale di Gaza, non solo aprendo la via a consegne di armi ed equipaggiamento ma anche dando un segnale di debolezza in una regione dove i deboli hanno vita breve. Bloccare il convoglio avrebbe creato una crisi diplomatica con la Turchia, i paesi arabi moderati e il mondo occidentale.
Per Israele il calcolo era dunque tra il male e il peggio, e si trattava di stabilire quale opzione avrebbe causato il male minore. Chiaramente, la mediocre intelligence di cui Israele disponeva ha creato il peggiore dei risultati, visto che una miglior conoscenza dei partecipanti al convoglio, i mezzi di cui disponevano e le loro intenzioni avrebbero permesso ai commando israeliani di agire diversamente.
Il dramma umano risultante ha finora offuscato l'orizzonte strategico e il contesto geopolitico e ideologico di quest'episodio. Dietro al convoglio c'è un'organizzazione islamista turca che ha agito con la benedizione del suo governo. La Ihh - (Insani Yardim Vakfi, IHH - Humanitarian Relief Fund) ha legami stretti con la Fratellanza Musulmana e Hamas, e ha avuto un ruolo chiave nell'ingresso di Jihadisti in Bosnia negli anni Novanta. È illegale in Israele ed è stata indicata come strumento per il finanziamento di Hamas da vari governi occidentali . È tutt'altro che pacifista e attiva in altri teatri salafisti, come Cecenia e Iraq.