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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2010 alle ore 19:37.
LONDRA – «Ma chi è questo signor Hayward, uno di quei Lord che vivono in un mondo tutto loro, un poco distaccato dalla realtà...?». Le parole d'imbarazzo del conduttore di Bbc Radio hanno coperto l'identità di quello scettico esperto statunitense che intervistato dalla radio pubblica inglese, nelle scorse settimane, aveva svelato molte perplessità per l'azione del ceo di Bp. Mr Hayward, Tony Hayward, 53 anni, 2 figli, un milione di sterline più bonus di stipendio, una vita in British Petroleum non è un Lord, probabilmente è solo un manager sfortunato.
Ha assunto la guida del gruppo petrolifero da Lord Browne, storico ceo travolto dal combinato disposto della sua omosessualità, dello scontro con la Russia di Vladimir Putin per la joint venture Tnk-Bp e delle conseguenze per la tragica esplosione nella raffineria Bp di Texas City. Fu proprio quell'episodio ad accelerare l'arrivo di Tony Hayward al timore del gruppo di cui era responsabile per le attività di esplorazione.
Peter Sutherland, presidente non executive di Bp, accelerò l'uscita di Lord Browne e spinse per il più rapido insediamento del successore. Tony Hayward riuscì a vincere la concorrenza di Robert Dudley che di Tnk-Bp era il ceo caduto per volontà del socio russo. Ma che per gli interessi di Bp si era battuto sul fronte di Mosca con grande lena. Il biennio che è seguito ha visto anche British petroleum, come l'industria tutta degli idrocarburi, sull'ottovolante di prezzi del barile alle stelle prima e colpiti dalla recessione, poi. Solo a gennaio di 2010, quando la capitalizzazione di Borsa aveva dato a Bp il primato su Shell e il quadro amministrativo finanziario del gruppo sembrava schiarirsi, Hayward, aveva cominciato a sperare. Sperava di riuscire ad imporre il suo marchio alla gestione del colosso del petrolio e del gas britannico. Un sogno durato poche settimane e finito nei fondali del Golfo del Messico.
La tragedia umana ed ecologica trascina con sè l'immagine di un manager che rischia di passare alla storia anche per le sue gaffe. L'ultima in ordine di tempo è quell'urlo «I want my life back» – ridatemi la mia vita – che non suona affatto bene sulla tomba delle vittime della piattaforma esplosa. S'è scusato Hayward e lo stesso ha fatto con quel cameraman a cui aveva detto di andarsene, ma che era stato invitato proprio a riprendere le scene del disastro ambientale. Disastro che per Hayward fino a metà maggio non era tale «ma relativamente modesto» visto che «l'oceano è molto grande». Camarille, per chi vede la sua vita professionale seriamente compromessa, parole che devono avere acceso la fantasia dell'esperto statunitense intervenuto al dibattito organizzato dalla Bbc . "Ma chi è questo Hayward ...?", si domandava. Probabilmente solo un manager straordinariamente sfortunato.