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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2010 alle ore 08:04.
ROMA - Roma, Firenze e soprattutto Perugia. È in questo triangolo giudiziario, per ora, che si concentra un vero e proprio sistema di inchieste giudiziarie che fa tremare la politica come non accadeva dai tempi di Tangentopoli, ormai evocati ogni giorno. Lo stillicidio delle novità è quotidiano e quando si ferma fa presagire nuove, clamorose rivelazioni. Il lavoro dei pubblici ministeri è però ancora lungo, almeno nel caso di Roma e Perugia. E legato, soprattutto in quest'ultimo caso, alle rivelazioni degli indagati che hanno deciso di collaborare con i pm. A Firenze, invece, tra poco si entra già nel vivo del processo.
Cricca a giudizio il 15 giugno
Nel capoluogo toscano, dove ha avuto origine l'inchiesta madre sugli appalti del G8 con il lavoro – rimasto riservato per due anni – del Ros dei carabinieri, a metà mese comincerà il processo per l'appalto della scuola marescialli dell'Arma dei carabinieri. Gli imputati principali sono l'ex presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, Angelo Balducci, l'ex provveditore della Toscana Fabio De Santis, l'imprenditore Francesco Piscicelli e l'avvocato Guido Cerruti. Entro oggi dovrebbero essere depositati i nuovi atti dell'inchiesta fiorentina. Il processo si svolgerà con il rito abbreviato.
La partita di Perugia
La vera sfida giudiziaria nei confronti della cricca, ma anche di numerosi esponenti della classe politica, soprattutto dell'attuale maggioranza, è in corso però a Perugia. Va ricordato che i fascicoli dell'inchiesta fiorentina, puntata contro i Grandi eventi gestiti dalla Protezione civile come il G8 della Maddalena prima e poi a L'Aquila, erano destinati, per competenza, alla procura della capitale. Poi, però, nelle carte dell'inchiesta è spuntata anche la posizione del procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, sospettato di aver rivelato segreti di atti d'indagine proprio ad altri indagati. Poiché è Perugia competente a giudicare sui magistrati di Roma, tutti gli incartamenti sono finiti nel capoluogo della regione umbra. E il lavoro dei pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi sta andando avanti a riscontrare e approfondire le ipotesi di reato. Fino a svelare nuove rivelazioni, come quelle che riguardano le somme che l'imprenditore Diego Anemone avrebbe pagato per l'acquisto di appartamenti ai politici, basti ricordare il famoso caso dei 160 metri quadri con vista Colosseo per il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, che per questo si è dimesso.