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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2010 alle ore 16:42.
L'indiscrezione secondo cui la Rai vorrebbe ridurre da quattro a due le puntate del programma di Roberto Saviano «Vieni via con me» (in onda da ottobre su Rai3), innesca un'ondata di critiche verso la Tv pubblica. Soprattutto perché la notizia pubblicata da Repubblica non è stata smentita dai vertici aziendali. Dure le critiche dell'opposizione che condanna con dure parole la scelta ispirata, secondo il quotidiano, dalla volontà dui censurare le puntate sul Terremoto a L'Aquila e sui rifiuti in Campania, due argomenti molto sensibili per il premier.
«La presenza di Saviano sui nostri schermi dà corpo all'idea di qualità che secondo me deve incarnare la Rai». È questo, a quanto si apprende, il pensiero del presidente della Rai Paolo Garimberti in merito alle indiscrezioni sulla presenza del programma con protagonista lo scrittore su Raitre nella prossima stagione. «In attesa di avviare una discussione nel merito sui palinsesti, discussione prevista per martedì prossimo - questo ancora, a quanto si apprende il pensiero di Garimberti - , mi sembra doveroso affermare prima di tutto che la presenza di Saviano sui nostri schermi dà corpo all'idea di qualità che secondo me deve incarnare la Rai. Ciò premesso, auspico che il progetto originario presentato dal Direttore di RaiTre sia quello che verrà poi sottoposto al giudizio del Consiglio di Amministrazione».
Pungente è il distinguo della rivistra web di Farefuturo, fondazione vicina al presidente della Camera Gianfranco Fini, le cui posizioni critiche verso la maggioranza del Pdl sono note da tempo. «Speriamo che non sia vero - scrive in un editoriale Filippo Rossi - perchè non è un bel paese quello in cui la propria televisione pubblica, la televisione di tutti, decide di tagliare un evento culturale prima che mediatico come la trasmissione di Roberto Saviano. Significa che lo stato abdica alle sue funzioni per accontentarsi di nani e ballerine, di zerbini e di veline. Significa che nelle stanze che contano nessuno ha più a cuore le crescita culturale di una società, che si vuole piuttosto allineata e coperta alle ragioni di un potere sempre più vuoto, sempre più stanco, sempre più vecchio».