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«Conflitto d'interessi sull'influenza A»

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2010 alle ore 08:12.

Manuela Perrone
ROMA
Per chi non se ne fosse accorto, la pandemia da virus A/H1N1 è ancora al livello massimo di allarme: il sesto, lo stesso dichiarato l'11 giugno 2009. Due giorni fa gli esperti del segretissimo Emergency Committee, che coadiuva il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Margaret Chan, hanno rinviato a luglio ogni modifica. Ma proprio sugli esperti Oms, ieri, è caduta una tegola non da poco: un'inchiesta del prestigioso British Medical Journal e del Bureau of investigative journalism ha rivelato l'esistenza di consolidati rapporti, non sempre dichiarati, tra alcuni dei consulenti più "antichi" e i produttori di antivirali e vaccini. Relazioni che gettano un'ombra sulla gestione dell'emergenza, viziata all'origine dal cambiamento in corsa della definizione di pandemia (a maggio sparì il riferimento a «un alto numero di vittime», come subito denunciò l'epidemiologo Tom Jefferson della Cochrane Collaboration).
L'inchiesta, condotta da Deborah Cohen e Philip Carter, fa il paio con la relazione finale licenziata sempre ieri dalla commissione salute del Consiglio d'Europa, che a gennaio aveva avviato un'indagine ad hoc. Il testo, che sarà discusso il 24 giugno in assemblea, conclude che c'è «schiacciante evidenza che la gravità della pandemia è stata enormemente gonfiata dall'Oms». Il Bmj parte da più lontano: dal 1999, quando fu redatto il primo piano globale anti-pandemia, in collaborazione con l'Eswi, il gruppo di lavoro europeo sull'influenza cui appartenevano alcuni dei più noti consulenti Oms, come l'olandese Albert Osterhaus e l'inglese Karl Nicholson. «Ma il il testo non rivelava – si legge sul Bmj – che l'Eswi è interamente finanziato da Roche e altre aziende».
La macchia più pesante grava però su un altro documento: le linee guida Oms 2004 sull'uso di vaccini e antivirali in caso di pandemia, alla base della corsa dei governi all'acquisto (corsa moderata in Italia, il paese che dopo la Polonia ha ordinato meno vaccini).
L'inchiesta documenta che tre degli autori (Fred Hayden, Arnold Monto e ancora Nicholson) hanno ricevuto finanziamenti per consulenze, relazioni e ricerche da Roche, produttrice del Tamiflu, e da GlaxoSmithkline, produttrice del Relenza (l'altro antivirale raccomandato) e di milioni di vaccini pandemici. Sulle guideline, però, i conflitti d'interessi non sono dichiarati. Nicholson si difende: «Escludere le industrie e gli esperti con conflitti d'interessi dalla discussione priverebbe l'Oms e i decisori di informazioni preziose e aggiornate».

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Tags Correlati: Albert Osterhaus | Arnold Monto | Consiglio d'Europa | Deborah Cohen | Emergency | Eswi | Fiona Godlee | Fred Hayden | Italia | Organizzazione Mondiale della Sanità | Philip Carter | Roche | Tom Jefferson

 

La stessa Oms ha sempre replicato duramente alle accuse di complicità con Big Pharma, sottolineando che il controllo sui consulenti è serrato e che i rapporti con l'industria sono indispensabili per assicurare rimedi salvavita in tempi rapidi. Il punto – concludono gli autori dell'inchiesta e il direttore del Bmj, Fiona Godlee – non è però la doverosa precauzione di salute pubblica che impone di unire le forze per prevenire il peggio. Il punto è che la mancanza di trasparenza ha prodotto una vittima eccellente: «La credibilità dell'Oms e la fiducia nel sistema sanitario globale».
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