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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2010 alle ore 16:02.
TRENTO - «Nel corso del prossimo anno l'euro andrà verso la parità nei confronti del dollaro, se non ancora più in basso. I fondamentali delle due economie giustificano questa debolezza. Se questo processo avverrà in maniera graduale non è una cosa di cui preoccuparsi, anzi sarà un beneficio per l'economia della zona euro»
La previsione è di Nouriel Roubini, l'economista della New York University, tra i primi ad aver previsto la grande crisi del 2008-2009. Roubini parlerà domenica al Festival dell'Economia di Trento proprio di come si evolverà la crisi economica mondiale, ma oggi in un incontro con alcuni giornalisti ha affrontato gli aspetti più caldi dell'attuale fase economica, dalla debolezza dell'euro alle politiche necessarie per rilanciare la crescita.
C'è chi ritiene che se i paesi della zona euro non riusciranno a fare un salto di qualità nell'integrazione politica, anche l'unione monetaria è destinata a fallire. Lei cosa pensa?
«L'euro potrà sopravvivere se le istituizoni comunitarie e gli stati membri saranno in grado non solo di ridurre deficit ormai insostenibili, ma anche di far ripartire la crescita. L'austerità è solo uno degli strumenti per affrontare la crisi. La vera sfida è la crescita. Se non c'è crescita economica non si evita la recessione e non si evita il disastro economico e finanziario. Quindi non basta discutere di austerità fiscale ma occorre parlare delle misure per rilanciare l'economia reale. Questa è la sfida. Se queste cose, per quanto difficili, saranno realizzate l'unione monetaria potrà sopravvivere, se non saranno fatte l'unione monetaria può saltare».
Come si può stimolare la crescita?
«Serve una politica monetaria della Bce non rigida; serve un euro debole; la Germania dovrà stimolare la domanda interna con stimoli fiscali che aumentino il reddito disponibile; al contrario i paesi che non hanno i conti pubblici in equilibrio, parlo della Grecia, del Portogallo, della Spagna, dell'Italia, dell'Irlanda ma anche la Francia ha un deficit che diventa sempre più ampio, dovranno attuare una politica di austerità per ridurre i deficit pubblici o, nel caso dell'Italia, riportare il debito che oggi supera il 115% del Pil, a livelli sostenibili».