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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2010 alle ore 17:43.
LONDRA - «C'è un grave problema con la prospettiva ipotizzata di una crescita economica del 3% per l'anno prossimo». E' forse questo il passaggio più inquietante della lunga intervista, a una mese dalla sua elezione, concessa dal premier David Cameron al Sunday Times. Uno sfogo in cui promette lacrime e sangue, due sole settimane prima dal Budget d'emergenza che pronuncerà il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne mettendo un prezzo preciso sia alle lacrime sia al sangue britannico prossimo venturo.
Smentendo l'ipotesi di una solida crescita per l'anno fiscale che verrà come era stato immaginato dal governo laburista, David Cameron, ha fatto molto di più di correggere l'esecutivo uscente: ha escluso un rimbalzo rapido, segnalando il rischio di una ripresa lenta, macchinosa, difficile in ultima analisi. Non solo: ha anche voluto mettere in guardia dallo slogan del Labour che sembrava garantire una politica di tassi di interesse ai minimi per molto tempo a venire.
Smontare le promesse elettorali dei governi sconfitti è compito inevitabile delle forze vincenti e David Cameron non si è sottratto. Ha evitato di escludere, riferendosi alla prossima manovra, aumenti dell'Iva - che probabilmente passerà al 20%- come pure correzioni sul capital gain. Si tratta di passaggi sul fronte impositivo che appaiono ineludibili e con l'intervista al Sunday Times Cameron pare averli voluti anticipare al pubblico.
Londra deve stringere la cinghia anche perché è premiata e penalizzata al tempo stesso dalla crisi dell'euro. La sterlina s'è fortemente apprezzata in queste settimane seguendo il corso del dollaro nei confronti della moneta unica, ma per l'export inglese è una pessima notizia. Proprio sulle relazioni commerciali con l'Unione e a fronte di una consistente svalutazione del pound si sono basate molte delle speranze per un più rapido rimbalzo dell'economia britannica.
La crescita inglese resta più timida di quella europea e a darle maggior forza è il settore manifatturiero che ha goduto anche della svalutazione dei mesi scorsi. La parziale inversione di tendenza del corso pound\euro con la sterlina arrembante rischia di frenare, quindi, il settore più dinamico di questa congiuntura, in attesa che torni a pieno regime quello dei servizi finanziari che rappresentano, tradizionalmente, l'8 % dell'economia inglese. L'apprezzamento del pound potrebbe poi avere riflessi diretti sul mercato immobiliare di Londra dominato, in questi mesi da acquirenti stranieri. Almeno la metà della transazioni nella capitale sono avvenute con capitali stranieri, per lo più europei e soprattutto italiani.