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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2010 alle ore 08:05.
Dal nostro inviato - È come avere il telefono e non pagare l'abbonamento: un bell'oggetto ma inutile e inutilizzabile. È quanto accade a San Marino, "paradiso" nel cuore italiano, che da gennaio ha fatto entrare in vigore la legge sulle intercettazioni ma non ha nessuno che possa mettersi all'apparecchio per ascoltare. E, soprattutto, nessuno che possa intercettare le linee dei gestori italiani.
La denuncia è dell'ex segretario di stato alla giustizia sammarinese, Ivan Foschi, che a poche ore dall'attacco dell'attuale titolare del dicastero, Augusto Casali, risponde per le rime e ricorda che oggi il deficit normativo – che Casali imputava all'ex governo al quale Foschi apparteneva – rischia di penalizzare la Repubblica del Titano in un momento delicatissimo.
Alle porte, infatti, c'è la nuova visita del Comitato per la valutazione di misure contro il riciclaggio di capitali (Moneyval) che il 24 settembre 2009 aveva sollevato lo stato dalla procedura rafforzata ma a distanza di un anno tornerà a giudicare i progressi compiuti. A partire dalla giustizia, di cui le intercettazioni sono un aspetto vitale, soprattutto in questo momento in cui le procure della repubblica di Forlì e Roma hanno stretto nell'angolo San Marino.
Un momento reso ancor più delicato dall'inchiesta anti-riciclaggio Phunchard-Broker che coinvolge la società Telecom Italia Sparkle che controlla al 100% Telecom Italia San Marino, che gestisce il servizio telefonico nella Repubblica. Questa inchiesta oltre alle molte sparse in Italia, a partire dalla nuova Appaltopoli, stanno aprendo scenari inquietanti ma le intercettazioni finora sono arrivate solo dalla sponda italiana. «In questo momento – dichiara Foschi – servirebbe fare trasparenza in casa nostra anche grazie a questo strumento ma allo stato è impossibile intercettare le linee dei gestori italiani e con quello locale, Prima, al massimo si potrebbe intervenire sulla linea fissa. Ci siamo recati due anni fa alla procura di Rimini per giungere alla creazione di una cella parallela che potesse deviare la linea presso il Tribunale di San Marino ma da allora nessun passo avanti è stato compiuto».