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A rischio 12mila scuole

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2010 alle ore 08:03.

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Vincenza Loddo
Dodicimila istituti a forte rischio sicurezza. Una black list della scuola italiana redatta dal ministero dell'Istruzione. Maglia nera alla Calabria con 1.428 strutture con «particolare criticità», seguita dal Lazio con 1.330 e dalla Sicilia con 1.259. Si tratta del 28% degli edifici scolastici statali, su un totale di 45mila.
La geografia del rischio è contenuta in un decreto interministeriale Istruzione-Economia, che elenca gli edifici da tenere sotto controllo e chiede che in quelle scuole il numero di studenti per classe sia contenuto, in deroga alle regole introdotte dalla riforma Gelmini, che invece ha aumentato il rapporto alunni/docente, ridimensionando il numero dei professori.
La raccomandazione – formulata tenendo conto degli «elementi di degrado, vetustà, problemi strutturali, stato di manutenzione, incompletezza nelle certificazioni, insistenza in zona sismica» degli immobili – è però rimasta lettera morta. Le super-classi previste dalla riforma Gelmini sono, pertanto, state costituite senza alcuna attenzione alle criticità segnalate.
E questo è in parte spiegato dal fatto che il decreto ministeriale con la geografia del pericolo, pur essendo già pronto a marzo 2009, è stato emanato solo a fine settembre dello scorso anno, quando le classi erano ormai formate. Da quel momento in poi al documento è stata posta la sordina e solo oggi si riesce a conoscerne il contenuto.
L'elenco degli istituti in difetto è stato elaborato dal ministero dell'Istruzione estrapolando i dati dall'anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica nata con la legge Masini del '96, anagrafe che è stata aggiornata fino a gennaio 2009, anche se non completamente, perché i dati della Campania sono comunque pervenuti solo per il 25% delle scuole della regione.
«I criteri che il decreto aveva indicato per ridimensionare l'affollamento degli studenti non sono stati quello della grandezza delle aule - commenta Mimmo Didonna, responsabile del dipartimento scuola sicura del Codacons, l'associazione di consumatori che ha contribuito a far uscire la black list dall'ombra - ma di fatto sono stati quelli strutturali e su altri aspetti della sicurezza». Il numero degli studenti per aula, secondo il Codacons, attualmente è fuori norma quasi dappertutto. E, ovviamente, ancora di più negli istituti critici. Infatti, secondo i criteri antincendio non dovrebbero esserci più di 25 ragazzi per classe, da sistemare in almeno 50 metri quadrati.

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Tags Correlati: Codacons | Mimmo Didonna | Scuola e Università | Vincenza Loddo | Vito Scafidi

 

Tenuto conto che nell'anno scolastico in corso le raccomandazioni di limitare il sovraffollamento non sono state rispettate, «c'è da chiedersi – afferma Didonna – cosa si farà l'anno prossimo. Non è, infatti, pensabile che a settembre le 12mila scuole saranno messe in sicurezza. Servono molti più soldi di quanti se ne investano, e soprattutto i fondi non vengono distribuiti secondo le urgenze stabilite dalla lista del rischio». I 358 milioni stanziati per la sicurezza scolastica non hanno, infatti, preso la strada delle regioni dove si trova il maggior numero di edifici fatiscenti (si veda l'articolo sotto).
Il problema a questo punto riguarda soprattutto i presidi, perché se da una parte il decreto 81/2009 che ha razionalizzato la rete scolastica impone loro di formare classi con oltre 30 alunni, dall'altra, in caso di crolli, sono esposti a sanzioni penali in qualità di datori di lavoro.
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LA BANCA DATI

L'anagrafe
Nasce con la legge Masini del '96. Il compito era rilevare la situazione degli istituti dal punto di vista strutturale e della sicurezza (agibilità, collaudo statico, prevenzione incendi) e fornire anche i dettagli, senza trascurare la presenza dei certificati, di cui quasi sempre gli edifici si trovano sforniti. Regioni ed enti locali hanno cominciato a fornire i dati all'anagrafe solo dal 2005. A gennaio 2009 si è deciso di chiudere la raccolta delle informazioni per fare una prima sintesi del materiale acquisito
Il monitoraggio del 2009
Il crollo della scuola di Rivoli – avvenuto nel novembre 2008 per cause non strutturali (cadde un controsoffitto), dove morì il diciasettenne Vito Scafidi e ci furono una ventina di feriti – apre un nuovo fronte: l'anagrafe, a questo punto, deve rilevare anche la pericolosità degli elementi non strutturali. Il nuovo monitoraggio parte nel gennaio 2009. Si sarebbe dovuto concludere dopo sei mesi e poi confluire in quella che viene chiamata "l'anagrafona". A oggi, però, la ricognizione non è terminata. Le Regioni hanno svolto il 78% del lavoro. Alcune hanno rilevato anche i dati strutturali, ma le schede informative non sono state inserite nel sistema informatico del ministero (Sidi) per la mancanza di fondi e di personale
Un nuovo tentativo
A marzo 2010 è stato chiesto ai presidi di fornire i dati sulla situazione dei plessi scolastici. Ha, pertanto, preso forma il tentativo di una terza anagrafe, che però è subito sfociato in un insuccesso
Ritorno al passato
Attualmente l'anagrafe della legge Masini resta la sola disponibile, ma le informazioni che vi sono contenute non sono mai state rese disponibili. La lista dei 12mila edifici a rischio è il primo documento elaborato sulla base dei dati contenuti nell'anagrafe e divenuto di pubblico dominio

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