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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 19:24.
Il ddl sulle intercettazioi a Massimo D'Alema proprio non piace. La blindatura del testo annunciata oggi da Berlusconi nel testo illustrato oggi dal ministro della Giustizia Angelino Alfano all'ufficio di presidenza del Pdl proprio non la digerisce D'Alema replica: «intanto vediamo se è quello deciso a Palazzo Grazioli che, come è noto non è un ramo del Parlamento», ma poi «dobbiamo aspettare che il testo arrivi in commissione Giustizia» altrimenti «sarebbe un caso di esproprio delle istituzioni».
Se il testo è quello noto fino a ieri, sottolinea D'Alema, «contiene ancora norme non rassicuranti per la sicurezza dei cittadini». E citando la possibilità di proseguire le intercettazioni oltre i 75 giorni previsti dal testo ma solo con una richiesta di 48 ore in 48 ore, D'Alema parla di una «norma ostruzionistica per le indagini».
«Il Senato non dipende da palazzo Chigi», sottolinea la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro. Il gruppo del Pd «non si è arreso in nessun momento» al fatto che il Senato potesse approvare «questo testo in quattro e quattr'otto». E non per fare ostruzionismo, «ma perchè il Senato venisse restituito alle sue proprie funzioni: quelle di non prendere ordini da Palazzo Chigi ed essere in grado di svolgere un ruolo di controllo, di verifica, di critica sui testi presentati». «