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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2010 alle ore 17:04.
NEW YORK – Per l'ennesima volta la California porta in avanti la palla della riforma istituzionale: ha approvato la "proposition 14", una proposta di cambiamento delle procedure elettorali delle primare che potrebbe, se sarà copiata da altri stati, modificare una parte importante del bipartitismo americano. La proposta, approvata con una maggioranza superiore al 60%, elimina le primarie all'interno dei due partiti come le abbiamo conosciute finora. Stabilisce che la "primaria" sarà una soltanto, nella quale corrono tutti insieme, democratici, repubblicani, indipendenti e novizi che vogliano giocarsi la carta politica: per correre infatti basterà essere iscritti alle liste elettorali, non a un partito, come succedeva finora.
Solo i primi due vincitori delle primarie avranno diritto a scontrarsi alle elezioni vere e proprie per il seggio disponibile: se saranno tutti e due repubblicani o democratici, la battaglia sarà solo interna al partito che avrà un seggio assicurato. La proposta vuole ridurre l'influenza dei partiti tradizionali sui candidati, vale solo per le elezioni parlamentari e non per quelle presidenziali. L'idea era già in vigore nello stato di Washington, ma lo stato è piccolo e raramente ha fatto storia in materia di innovazione. La forza d'urto della proposta californiana, che sarà applicata a partire dal 2011 è certamente molto più violenta e già ieri il dibattito fra i politologi infuriava: "è una buona iniziativa: voteranno tutti e dunque sarà una corsa simile a quella per le elezioni generali che limiterà inevitabilmente la polarizzazione…" ha scritto questa mattina Peter Schrag, uno dei grandi editorialisti politici americani sul New York Times.