Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2010 alle ore 17:51.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato una risoluzione che impone un altro giro di sanzioni all'Iran degli ayatollah nucleari. Hanno votato a favore dodici paesi, in due (Brasile Turchia) hanno detto di no, mentre il Libano si è astenuto. L'obiettivo della risoluzione è «convincere l'Iran a fermare il programma e a tornare al tavolo del negoziato».
Le nuove misure decise dall'Onu, oltre a imporre l'embargo sulla vendita di armi e a rendere più stringenti le ispezioni sulle navi, colpiscono l'ala finanziaria delle Guardie rivoluzionarie e dell'esercito iraniano e includono nella lista nera altre quaranta imprese. Il voto Onu è il risultato di lunghi mesi di trattative condotte dagli Stati Uniti per ottenere il beneplacito di Russia e Cina, paesi col diritto di voto e con un importante interscambio commerciale con l'Iran.
La risoluzione è un timido successo politico per Obama, anche perché ha dovuto fare molte concessioni a Mosca e Pechino e s'è dovuto accontentare di un voto a maggioranza e di un testo non "devastante" come aveva promesso il suo segretario di Stato Hillary Clinton.
Il problema, come al solito, è che le risoluzioni Onu non vengono rispettate. Questa, infatti, è la quarta risoluzione contro il programma nucleare iraniano. Le prime tre sono state votate negli anni di George W. Bush (due all'unanimità e l'ultima con una sola astensione). L'unilaterale Bush, insomma, ha fatto di più e di meglio del multilaterale Obama. Il risultato finale, visti i precedenti iraniani, rischia però di essere lo stesso.