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Di Pietro dai pm perugini fornisce elementi su Balducci

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2010 alle ore 08:04.

ROMA - Tre ore davanti ai magistrati di Perugia che indagano sulla "cricca" dei grandi appalti: Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei valori ed ex ministro delle Infrastrutture, ha ricostruito ieri – nel corso di un interrogatorio che si è tenuto nella sede del Ros a Roma – i suoi rapporti con Angelo Balducci quando era al ministero di Porta Pia. Dalla testimonianza dell'ex pm di Mani pulite sarebbero emersi elementi utili per l'inchiesta, in particolare riguardo alla posizione dell'ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici. Nel corso dell'interrogatorio – nel quale Di Pietro è comparso come persona informata dei fatti – si è anche affrontata la questione dei due appartamenti in via della Vite e in via Quattro Fontane, di proprietà di Propaganda Fide che, secondo Angelo Zampolini (l'architetto di Diego Anemone), sarebbero stati forniti da Balducci allo stesso Di Pietro. L'ex ministro ha negato di aver mai preso in affitto le due case, né per la figlia, né per il partito.

Non solo: i pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnes avrebbero chiesto a Di Pietro chiarimenti sull'incarico, come capo di gabinetto, avuto dall'ex magistrato Achille Toro, nel 2006, al ministero dei Trasporti. Gli inquirenti si sarebbero soffermati in particolare sul passaggio al dicastero avvenuto in periodo successivo al suo coinvolgimento, in quello stesso anno, in una delle vicende legate all'inchiesta Unipol-Bnl. Toro fu comunque prosciolto un anno dopo ma attualmente è indagato nel fascicolo aperto a Perugia sulla «cricca degli appalti».

Un altro ex ministro, Francesco Rutelli, sarà invece tra i testimoni del primo processo alla "cricca", quello relativo ai lavori per la Scuola dei marescialli di Firenze, il cui inizio è fissato per martedì 15 giugno: è l'ultima sorpresa emersa dalla lista dei testi chiamati a deporre dalle difese. Rutelli sarà convocato in veste di ex ministro dei Beni culturali ed ex sindaco di Roma. A chiamarlo a testimoniare sono stati i difensori dell'ex provveditore alla opere pubbliche della Toscana, Fabio De Santis, imputato per corruzione insieme all'ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici, Angelo Balducci (che ha già annunciato che non si presenterà in aula e che non comparirà, ha spiegato il suo legale, «fintanto che il processo non entrerà nel merito dei fatti contestati»), e all'avvocato Guido Cerruti. «Rutelli - spiega l'avvocato Alfredo Gaito - non dovrà riferire degli appalti oggetto dell'inchiesta ma del perché indicò e scelse Balducci e De Santis, e quale fiducia ripose in loro, per costituire il primo nucleo di funzionari da cui negli anni successivi sarebbe originato la struttura di missione di via della Ferratella a Roma». Tra gli altri testi eccellenti chiamati a deporre dalle difese ci sono l'attuale ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, l'ex ministro Pietro Lunardi e Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, anch'egli indagato in un altro filone dell'inchiesta. Proprio Verdini è stato incluso nella lista di 60 testimoni stilata dall'accusa, rappresentata dai pm di Firenze Giuseppina Mione, Giulio Monferini e Luca Turco. Nell'elenco non compare il costruttore Riccardo Fusi, titolare della Baldassini Tognozzi Pontello (Btp), anch'egli indagato. Secondo i magistrati, Verdini si sarebbe prodigato per fare nominare De Santis provveditore affinché aiutasse Fusi, intenzionato a rientrare nell'appalto della Scuola marescialli, perso dopo un contenzioso amministrativo. Fusi avrebbe poi preso contatti con gli imputati, corrompendoli per riavere l'appalto.

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Tags Correlati: Angelo Balducci | Antonio Di Pietro | Banca Nazionale del Lavoro | Denis Verdini | Fabio De Santis | Francesco Rutelli | G8 di Genova | Giustizia | Idv | PDL | Perugia | Pietro Lunardi | Propaganda | Raggruppamento Operativo Speciale | Sergio Sottani | Toscana | Unipol Assicurazioni

 

I pm Luca Turco, Giulio Monferini e Giuseppina Mione hanno citato in totale 60 persone, fra cui 18 carabinieri del Ros di Firenze, tra comandante, ufficiali e sottufficiali, cioè l'unità di polizia giudiziaria che ha effettuato le indagini dell'inchiesta sui grandi appalti. Tra i convocati in aula ci sono anche funzionari apicali della burocrazia statale, avvocati dello stato, dirigenti di aziende private, consulenti, professionisti.

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