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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2010 alle ore 08:01.
Beda Romano
FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
Ridurre il deficit senza pesare (troppo) sulla crescita è l'impegno di qualsiasi governo. Quello tedesco, che due giorni fa ha presentato un impegnativo piano di risanamento dei conti pubblici, cerca di raggiungere questo obiettivo, e secondo molti economisti con successo. Eppure il pacchetto di misure è stato criticato ieri da più parti, anche da esponenti della maggioranza, perché troppo gravoso per i meno abbienti.
Il programma quadriennale presentato lunedì prevede investimenti pubblici nella ricerca, nello sviluppo e nell'istruzione per 12 miliardi di euro da qui alla fine del 2013. «L'istruzione e la ricerca sono i pilastri per la futura sostenibilità della nostra società», ha affermato il cancelliere Angela Merkel. Mentre in molti paesi la crisi impone solo risparmi, la Germania riesce ancora a investire per il futuro.
Il governo democristiano-liberale vuole che nel bilancio delle singole regioni una quota del 10% venga utilizzato per la ricerca e lo sviluppo. «So che da più parti si dice che la Germania dovrebbe fare di più per stimolare la domanda - ha spiegato la Merkel - ma anche dando soldi all'istruzione si aiuta questo paese». Gli altri dicasteri dovranno invece tutti tirare la cinghia nei prossimi anni.
La manovra, che punta a ridurre il deficit dal 5 al 3% del Pil entro il 2013, è fatta soprattutto di scelte strutturali, sul fronte delle uscite più che sul versante delle entrate. Per Dirk Schumacher, economista di Goldman Sachs, le misure non sono nulla di straordinario «se si pensa che prevedono tagli al bilancio di 8-10 miliardi all'anno». E aggiunge: «Il pacchetto di austerità peserà sulla crescita ma senza far deragliare la ripresa».
I tagli alla spesa riguardano tre grandi settori: aiuti all'industria, assegni al welfare e funzione pubblica. Le imprese non subiscono risparmi particolarmente onerosi. Da segnalare soprattutto una riduzione dei sussidi per le aziende energivore. Più colpiti saranno le famiglie e i disoccupati. Tagli agli assegni di disoccupazione e una (ennesima) riforma degli uffici di collocamento dovrebbero portare a risparmi di 29,5 miliardi in quattro anni.