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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2010 alle ore 08:05.
ROMA- Da Singapore a Nuoro. Oggi Giancarlo Capaldo, procuratore aggiunto di Roma, va in Sardegna per interrogare in carcere Gennaro Mokbel, il faccendiere romano considerato figura chiave nell'inchiesta Fastweb–Telecom Sparkle che sta coinvolgendo anche Finmeccanica. Per le rogatorie, nelle scorse settimane, il pubblico ministero era stato fin nella repubblica del sud est asiatico, a caccia delle tracce lasciate dai 7,5 milioni versati da Mokbel per entrare nella Digint, società del gruppo Finmeccanica.
Ma la morsa giudiziaria stringe la holding italiana del settore difesa anche da Napoli, dove ieri è stata interrogata come testimone Marina Grossi, moglie del numero uno del gruppo, Pier Francesco Guarguaglini.
Nuovi indagati del Viminale
La procura partenopea ha iscritto nel registro degli indagati il viceprefetto Castrese de Rosa, responsabile dell'obiettivo operativo 1.2 (videosorveglianza) del Programma operativo nazionale (Pon) sicurezza, il fondo europeo 2007/2013 destinato a Calabria, Campania, Puglia e Sicilia con oltre un miliardo di euro. L'autorità di massimo livello sul Pon è il vicecapo vicario della Polizia, Nicola Izzo, anche lui indagato, che sarà sentito nei prossimi giorni. De Rosa è stato il presidente della commissione del Viminale che ha affidato a un gruppo di imprese, capofila Elsag Datamat (gruppo Finmeccanica), con procedura secretata, la commessa da 37 milioni di euro per la videosorveglianza del Cen, il centro elettronico nazionale dell'Interno da trasferire a Capodimonte. Su quell'appalto c'è l'ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta.
La testimonianza della Grossi
La moglie di Guarguaglini è stata sentita ieri a Napoli, come testimone, nell'inchiesta guidata dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e condotta dai pm Vincenzo D'Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli. Marina Grossi, amministratore delegato di Selex Sistemi Integrati, è stata sentita in relazione ad alcuni contratti fatti a Napoli con gli enti locali in applicazione del Patto per la sicurezza di fine 2006.
Va ricordato che nel dicembre 2009 i pm sentirono, sempre in qualità di teste, l'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini. Agli inquirenti Tarantini aveva confermato che all'imprenditore Enrico Intini, dopo un tentativo fallito di far includere la sua azienda nella lista delle società che lavoravano per la Protezione civile, avrebbe chiesto di essere favorito per altri appalti.