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Per il Fas nuovo taglio da 2,4 miliardi

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2010 alle ore 08:01.


ROMA.
Silvio Berlusconi rilancia il piano per il Mezzogiorno finanziato per 15-16 miliardi con la quota regionale del Fas (fondo aree sottoutilizzate): stamattina il premier darà notizia in Consiglio dei ministri di voler firmare la delega a Raffaele Fitto per la riprogrammazione delle risorse. Il ministro per gli affari regionali incontrerà poi nel pomeriggio i governatori per cominciare a esporre le linee del riordino. Con lui il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Intanto la manovra all'esame del Parlamento taglia altri 2,46 miliardi proprio ai fondi per lo sviluppo e il riequilibrio territoriale collocati finora al ministero dello Sviluppo economico: 898 milioni nel 2011, 460 nel 2012, 1.101 nel 2013. Dove cadranno questi tagli - se sulla quota regionale del Fas che conta ancora 18 miliardi da distribuire ai piani dei governatori oppure sui residui della quota nazionale dell'ordine di 1,6 miliardi - sarà appunto uno dei temi di discussione da oggi in avanti.
La delega a Fitto corona e completa la manovra complessiva di riforma del Fas e dei fondi comunitari contenuta nella manovra. La rapidità con cui Berlusconi affida le nuove competenze dà il segno dell'accelerazione, necessaria anche perché a premere per avere i finanziamenti ora sono prevalentemente governatori del centro-destra. L'articolo 7 (commi 26-28) del decreto legge già disponeva che la competenza sulla programmazione dei fondi passi dal ministro per lo sviluppo economico al presidente del consiglio o a un ministro da lui delegato. Non solo, Fitto, in qualità di ministro delegato, potrà avvalersi del dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica: pur restando collocato al ministero dello sviluppo economico, il braccio operativo per la gestione dei fondi, guidato da Aldo Mancurti, risponderà agli ordini del ministro degli Affari regionali.
Che cosa farà della delega Raffaele Fitto è quello che si capirà nei prossimi giorni. Un primo compito gli è affidato proprio dalla manovra che prevede entro fine luglio una prima ricognizione delle risorse complessive disponibili. Un'operazione-chiarezza che le regioni invocano da tempo anche perché la quota nazionale del Fas è stata utilizzata dal governo per gli obiettivi più disparati, dall'abolizione dell'Ici alla ricostruzione dell'Abruzzo, dalle frodi finanziarie all'istituto di sviluppo agroalimentare, dagli ammortizzatori sociali anti-crisi ai rifiuti della Campania agli aiuti al comune di Palermo.

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Tags Correlati: Aldo Mancurti | Consiglio dei Ministri | Giulio Tremonti | Mezzogiorno | Ministero dello sviluppo economico | Ministero per gli Affari Regionali | Politica economica | Raffaele Fitto | Silvio Berlusconi | Sud

 

A questa ricognizione si accompagnerà inevitabilmente la ripartizione del taglio da 2,4 miliardi disposto dalla manovra. Anche se non dovesse pesare tutto sul Fas, sul fondo per le aree sottoutilizzate peserà la quota di gran lunga maggiore. Così come è probabile che a pagare il conto sarà, almeno in parte, la quota regionale del fondo, finora rimasta intatta. Il residuo del Fas nazionale ammonta infatti a soli 250 milioni presso la presidenza del consiglio e a circa 1,4 miliardi per le infrastrutture. Almeno in teoria sarebbe possibile operare anche su appostamenti di fondi non ancora destinati in via definitiva, come gli 800 milioni per la banda larga. Difficile, però, che Tremonti rinunci a questa riserva che negli ultimi due anni ha contribuito ad affrontare le varie situazioni di crisi.
Non è escluso poi che Fitto apra un terzo fronte con i governatori. Il ministro per gli affari regionali ha sempre sostenuto, distinguendosi anche dai suoi colleghi, che il problema dei fondi Fas sta nella scarsa capacità di spesa delle regioni: l'ultimo monitoraggio dei fondi europei dice che le regioni hanno speso finora il 6% delle risorse assegnate per il periodo 2007-2013 mentre il programma Fas 2000-2006 ha evidenziato una spesa effettiva del 30% all'inizio del 2009, cioè due anni dopo la chiusura del periodo di riferimento. La soluzione sarà probabilmente una ridefinizione dei programmi operativi regionali messi a punto finora, con una maggiore concentrazione sugli investimenti prioritari.
giorgio.santilli@ilsole24ore.com
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