Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2010 alle ore 09:28.
AMSTERDAM - Tra i due litiganti Rutte e Cohen, il terzo Wilders gode. Sono solo exit poll, ma la sfida elettorale olandese tra i i due principali partiti in campo, i liberali di Mark Rutte e i laburisti di Job Cohen, è finita in parità, con 31 seggi cascuno. Balzo in avanti sorprendente per lo xenofobo Pvv di Geert Wilders, che ha conquistato 23 seggi diventando il terzo partito del paese, mentre i democristiani del Cda ne hanno raccolti appena 21 (ne presero il doppio nel 2006). «È grandioso. L'impossibile è accaduto», ha detto ai sostenitori in delirio il leader nazionalista. «Più sicurezza, meno criminalità, meno immigrazione e meno Islam: questo ha scelto l'Olanda. Non credo gli altri partiti possano ignorarci», ha continuato Wilders con un largo sorriso.
Urla di gioia e applausi anche in casa laburista, un filo di delusione per il Vvd. I liberali avrebbero infatti mancato l'obiettivo, perdendo quei tre o quattro seggi che garantivano loro il primato nelle rilevazioni, finiti proprio nelle mani di Wilders. Cohen ha tenuto, guadagnando un seggio rispetto ai sondaggi dei giorni scorsi. Il risultato, se dovesse essere definitivo, complicherà ulteriormente la formazione di una coalizione di governo che deve avere una maggioranza di 76 seggi (il Parlamento ne ha 150).
Sono exit poll, e dunque la prudenza è d'obbligo. Ma volendo leggere queste prime indicazioni va detto che per il Vvd è un successo, se si considera l'attuale presenza in Parlamento (22 seggi), amaro. Alcuni analisti e commentatori l'avevano del resto immaginato: parte di coloro che hanno scelto Wilders, interpellati dai sondaggisti, probabilmente non dichiaravano la loro reale intenzione di voto. In più Rutte ha forse esibito un eccesso di sicurezza, promettendo agli olandesi un governo entro il 1° luglio, una scadenza enormemente ravvicinata rispetto alle lente e laboriose trattative post elettorali che in passato hanno richiesto anche tre mesi di tempo. Per Cohen un buon risultato e un sospiro di sollievo per la mancata leadership dell'avversario, ma non un esito sorprendente: non si è concretizzata la speranza del voto "utile", che avrebbe dovuto indurre gli elettori degli altri partiti di sinistra ad appoggiare il Pvda per superare nettamente i liberali.