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Don Sciortino: «Molti i fedeli smarriti, la Chiesa torni a essere voce profetica nella società»

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2010 alle ore 18:15.

Il suo è un osservatorio particolarmente utile per cogliere e approfondire l'umore del popolo cattolico, delle famiglie, delle parrocchie in Italia. Anche sulla questione del clero e dello scandalo pedofilia che ha investito la Chiesa nel corso degli ultimi mesi. Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana fa il punto su difficoltà, purificazione, rinnovamento e rilancio della Chiesa stessa, oltre che sull'operato pastorale e sul governo della crisi da parte di Benedetto XVI, a chiusura dell'anno speciale dal Pontefice dedicato proprio ai sacerdoti.

Don Sciortino, che cosa resterà di questo Anno sacerdotale in cui proprio il clero è stato messo a dura prova dagli scandali sulla pedofilia? Con il senno di poi sembra quasi che il Papa avesse preavvertito, da tempo, un momento di bufera che avrebbe spazzato la Chiesa...
«L'Anno sacerdotale, che si avvia ormai alla conclusione, era stato indetto da Benedetto XVI per commemorare il 150.mo anniversario della morte di Giovanni Maria Vianney, più noto come il santo Curato d'Ars, patrono di tutti i parroci del mondo. Ma tra le altre intenzioni del Pontefice, come lui stesso ha scritto, quest'anno doveva servire anche «a promuovere l'impegno di interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte e incisiva testimonianza nel mondo d'oggi». Paradossalmente, lo scandalo della pedofilia nella Chiesa ha spinto in questa direzione, trasformando l'amarezza e la sofferenza per questo «peccato grave» e «crimine odioso», come l'hanno definito i vescovi italiani, in salutare occasione per fare chiarezza e trasparenza nella Chiesa. All'interno del clero in particolare. E seguendo la linea della "tolleranza zero" di Benedetto XVI che, già da cardinale, nel testo della Via Crucis del 2005, pochi giorni prima della morte di Papa Wojtyla, aveva denunciato la «sporcizia nella Chiesa». Ma lo scandalo non deve oscurare l'esempio luminoso della stragrande maggioranza dei preti, in Italia e nel mondo, in prima linea nell'evangelizzazione e accanto ai più poveri della terra. Anche a rischio della vita.

Quali ulteriori iniziative, secondo lei, si possono immaginare da parte di Benedetto XVI in favore della vita e della qualità del clero?

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«Con le sue denunce, gli appelli alla conversione e alla penitenza, e uno stile di governo rigoroso e, al tempo stesso, caritatevole, Benedetto XVI ha dato un esempio e una svolta decisiva (rompendo un muro di reticenza al centro e alla periferia della Chiesa), che lasceranno un segno indelebile in questo terzo millennio cristiano. «Il perdono cristiano non elimina la giustizia», ha detto il Papa, riconoscendo la funzione dei tribunali civili e il gravissimo danno patito dalle vittime. Che lui, più volte, come nella visita a Malta, ha incontrato direttamente. Quanto ai provvedimenti per il futuro, vanno intensificati gli sforzi educativi per chi sceglie il sacerdozio. Rivolgendosi ai genitori, anche a quelli non credenti, il cardinale Bagnasco, nella prolusione all'assemblea dei vescovi italiani, ha detto: «Non risparmieremo attenzione, verifiche, provvedimenti, non sorvoleremo su segnali e dubbi, non rinunceremo a interpretare, con ogni premura e ogni scrupolo, la nostra funzione educativa». E ha aggiunto: «Sull'integrità dei nostri preti, del nostro personale religioso, dei nostri ambienti non possiamo transigere».

Da più parti si invoca un'autoriforma della Chiesa. Ha senso questa richiesta e in che termini questa si può verificare?
«Che lo scandalo della pedofilia nella Chiesa sia un serio stimolo non solo alla conversione, come invoca il Papa, ma un'opera di purificazione e di serio impegno morale (per evitare che gli abusi si ripetano), è solo auspicabile. Il cardinale di Vienna, Schoenborn, ha ripreso con durezza chi, nella Chiesa, voleva ridurre a "chiacchiericcio" un fenomeno così grave, che ha turbato la coscienza di tanti fedeli e intaccato la credibilità morale della stessa Chiesa. La quale non deve avere paura della verità, perché la "verità ci fa liberi", come ci ricorda il Vangelo. E se uomini di Chiesa sbagliano, è giusto che paghino. Ma non si può gettare discredito generalizzato su tutta la Chiesa, o attaccare personalmente il Papa (proprio colui che è modello di pulizia e rigore) per minarne l'autorevolezza e abbattere quell'ultimo baluardo etico in un mondo di crescente relativismo morale. La Chiesa, come ci ricorda il Vaticano II, è sempre da "riformare". Ha bisogno di uomini che rendano Dio credibile in questo mondo. Benedetto XVI ha riconosciuto che «la testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di lui, ha oscurato l'immagine di Dio e ha aperto la porta dell'incredulità».

Il Papa ha citato recentemente altri problemi che investono il clero (carrierismo e abusi di potere). Un quadro che rischia di minare la fiducia dei fedeli nella Chiesa e nelle figure dei pastori. Dal suo osservatorio è a rischio la fiducia della gente, dei fedeli comuni, che sono la vera spina dorsale della Chiesa?
«Al di là di alcune enfatizzazioni dei giornali (la Chiesa "fa notizia" solo quando c'è qualche fatto negativo che la riguarda, di tutto il resto poco si parla), ricevo comunque molte lettere di fedeli delusi e smarriti. Soprattutto per la vicenda della pedofilia nella Chiesa. Ma non solo. Spesso lamentano la mancanza di una "voce profetica" ecclesiale a difesa della dignità della persona o dell'uguaglianza di tutti gli esseri umani, al di là del colore, della provenienza e del credo religioso. Il silenzio della Chiesa, denunciano molti lettori, sembra quasi "interessato", per non disturbare chi gestisce la "cosa pubblica". Auspicano una Chiesa più ispirata ai principi evangelici e meno coinvolta in scelte politiche o di parte. Una recente ricerca Iard, sui giovani tra i 18 e 29 anni, dimostra che tra i praticanti la fiducia nella Chiesa s'è molto affievolita, mentre è crollata tra i non credenti».

In tutto questo Benedetto XVI mostra un coraggio non comune nell'affrontare la crisi di credibilità che ha investito il clero, inaugurando una nuova stagione di chiarezza e di rigore, ponendosi in prima linea rispetto agli episcopati. È venuto il tempo di "rivalutare" l'operato di questo Pontefice?
«La percezione che spesso si ha di questo Papa, freddo e distaccato, con qualche nostalgia per il passato, non sempre corrisponde a verità. Il suo magistero da fine intellettuale e rigoroso teologo spinge, oggi, a un maggiore dialogo con il mondo, a partire dal legame che fede e ragione devono stabile tra di loro. Benedetto XVI è un Papa che è stato ed è tuttora oggetto di diverse critiche, a cominciare dal fatto che non valorizzi abbastanza il Vaticano II e che voglia tornare indietro su molti punti nevralgici della Chiesa, come la riforma liturgica. Padre Sorge, nel suo libro "La traversata" (Mondatori) parla, invece, di «fedeltà dinamica» di Benedetto XVI, affermando che «la rotta è quella segnata dal Concilio, della novità nella continuità». Anche se «la traversata prosegue in mare aperto». Infine, sarebbe auspicabile che, oltre alle critiche e agli attacchi, la sua azione di rigore e pulizia contro la pedofilia nella Chiesa fosse seguita anche all'esterno della comunità ecclesiale.

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