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L'Europa boccia la discarica nel Parco del Vesuvio

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2010 alle ore 19:44.

Bocciatura netta del progetto di ampliamento della discarica nel Parco Nazionale del Vesuvio, deciso dal governo in febbraio con un Dpcm (decreto della presidenza del consiglio dei ministri), per farla diventare la più grande d'Europa, con delocalizzazione di ben 3,5 milioni di tonnellate. La delegazione della Commissione Petizioni del Parlamento europeo, che ha visitato le discariche della Campania il 29 aprile scorso, ha prodotto un primo documento in cui indirizza all'Italia alcune raccomandazioni e traccia un aggiornamento della grave questione rifiuti in Campania.

Nella notte tra il 5 e il 6 giugno circa 500 manifestanti, hanno impedito per circa quattro ore il passaggio dei camion diretti alla discarica, ma anche dei residenti della zona e hanno fatto esplodere una bomba carta che ha ferito un poliziotto. «La discarica di Terzigno– si legge nel documento – si trova in un Parco Nazionale che è anche patrimonio dell'umanità dell'Unesco. Questa discarica attualmente non soddisfa i requisiti della direttiva sulle discariche, in particolare l'articolo 11 sulle procedure di accettazione dei rifiuti, o della direttiva habitat. Anche se le infrastrutture del sito sono state recentemente sviluppate, ci sono una serie di carenze gravi ed evidenti che includono fattori geologici. L'imminente minaccia di estendere il sito esistente Sari e l'apertura del secondo sito Vitiello previsto entro il perimetro del parco nazionale è in tali circostanze alternativa inaccettabile e alternative appropriate che rispondono ai criteri delle normative comunitarie devono essere identificate con urgenza».

Così scrivono i parlamentari europei tra cui il capo della delegazione, Judith Merkies, Erminia Mazzoni, presidente della Commissione, oltre ai parlamentari Andrea Cozzolino, Enzo Rivellini e Vincenzo Iodice. Il testo prodotto non è ancora definitivo ma rappresenta senz'altro la base su cui si svilupperà la discussione nelle prossime riunioni previste per il 16 giugno e successivamente a luglio per la decisione definitiva.

Ma l'intervento della Commissione Petizioni non si limita alla questione Vesuvio. In realtà essa invia all'Italia una nuova bacchettata su altre questioni. «Il contesto e le ragioni della crisi rifiuti in Campania sono estremamente complesse», si legge nel documento dei parlamentari europei i quali non giudicano affatto conclusa sotto il profilo sostanziale la grave emergenza. «La Protezione civile – scrivono – ha concesso alle autorità regionali circa tre anni di autonomia in termini di capacità di smaltimento in discarica e un inceneritore funzionante». Ma poi si precisa: «Alcune delle decisioni (...), in particolare per quanto riguarda l'ubicazione delle discariche, sono state prese in fretta, senza debita consultazione e spesso sconsideratamente. Questo ha delle conseguenze. Non ci devono essere equivoci, la crisi dei rifiuti in Campania non è finita, ma si trova in sospeso, con un alto rischio che potrebbe scoppiare di nuovo. Inoltre, molte discariche sono in mano a privati e le autorità sembrano avere poco controllo o conoscenza su ciò che accade là dentro e come sono gestite».

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Per i parlamentari europei impegnati sulla vertenza campana discariche e inceneritori non devono essere visti come la soluzione al problema. «Essi sono, o dovrebbero essere, – si legge nel documento – parte integrante di un programma efficace coordinato di gestione dei rifiuti». E si richiede «Uno sforzo molto energico per diminuire il volume dei rifiuti, fornendo le infrastrutture adeguate. Maggiore enfasi deve essere posta sul recupero dell'organico – si legge – un elemento che sembra aver ricevuto scarsa attenzione finora».

Non è tutto. «Le enormi quantità di Ecoballe accumulate nei siti di stoccaggio – si legge nel testo – in particolare sul sito di Taverna del Re, sono una priorità per la rimozione e lo smaltimento quando il loro esatto contenuto sia stato adeguatamente valutato. A questo punto l'incenerimento è l'unico strumento praticabile e l'area dovrà essere opportunamente riabilitata». Gli europarlamentari chiedono inoltre interventi per bloccare «l'illegale scarico di rifiuti indifferenziati e non identificati nei pressi del sito Ferandelle». Infine forniscono una serie di "Raccomandazioni". «Serve un piano di gestione integrata dei rifiuti».

L'approvazione da parte della Dg Ambiente di un tale piano di azione è considerata condizione necessaria per liberare i 135.000.000 milioni bloccati dalla Commissione europea. Intanto, i parlamentari di Strasburgo sostengono che «Un bilancio adeguato deve essere attribuito dalle autorità italiane, nazionali e regionali. Esso dovrebbe prevedere il finanziamento del ciclo dei rifiuti intero, le struttura e le operazioni». Sui rifiuti speciali e industriali viene posto un accento particolare. Sono una priorità – per i parlamentari europei – potenzialmente più nocivi e tossici, di rifiuti domestici. Le autorità devono stabilire uno stretto controllo per la gestione di questi particolari tipi di rifiuti, a prescindere della loro origine e il controllo dei siti appositamente designati deve essere consolidato». Poichè si ritiene che lo smaltimento corretto di questi stia a monte di un corretto ciclo di tutti gli altri tipi di rifiuto. (ha collaborato Pietrangelo Giugliano)

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