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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2010 alle ore 10:23.
L'ultima modifica è del 12 giugno 2010 alle ore 08:03.
Non importa il merito della questione. Rimane quel retrogusto di sospetto che il no all'intesa per la Fiat di Pomigliano, da parte della Fiom, ci sarebbe stato comunque. Per fortuna questa volta sembra essere qualificato come un'astensione con riserva. Insomma, un po' meno duro che il classico "no pasaran" cui il sindacato dei metalmeccanici ci ha abituato. Lunedì la Fiom riunirà i suoi organi decisionali e si vedrà: sono in pochi a scommettere su un sì. Tuttavia sarà un referendum a sancire la volontà dei lavoratori. Che, in genere, è quella di salvare il proprio posto di lavoro e il business della propria azienda.
E il caso della Fiat di Pomigliano è proprio questo: un'impresa che può continuare ad essere tale solo se raggiunge determinati livelli di produttività-competitività. E se all'investimento di 700 milioni annunciato dalla Fiat per portare la produzione della Panda in Campania corrisponderà una reale volontà del sindacato di garantire una stretta sull'assenteismo. Sbloccato il lavoro su 18 turni (sabato notte compreso); le perplessità Fiom sulla clausole di responsabilità (sanzioni per chi viola i patti a cominciare dalle regole anti-assenteismo) sembrano davvero strumentali. Urge ripensamento.