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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2010 alle ore 10:01.
Horror continuo nel nord del Messico. Due giorni fa sei persone tra i 30 e i 40 anni sono state ritrovate in un pozzo di Cancun: alcune senza cuore, altre marchiate sull'addome con una Z, simbolo della gang di narcos Los Zetas. Ieri 19 ospiti di un centro di riabilitazione per tossicodipendenti di Chihuahua sono stati uccisi da un commando che ha fatto irruzione e lasciato per terra 200 bossoli di grosso calibro. Sui cadeveri abbandonati nel giardino, i killer hanno lasciato un messaggio: «Sono morti perché lo meritavano, per le loro azioni. Questo è quanto capita a maiali, assassini, rapitori, violentatori». Qualche ora dopo, sembra durante la partita inaugurale dei Mondiali tra Messico e Sudafrica, a Ciudad Madero, nello stato di Taumalipas, sono state uccise almeno altre venti persone: anche in questo caso l'eccidio è firmato dai narcos.
Intanto la polizia ha ritrovato 55 cadaveri in una miniera abbandonata vicino a Taxco. Fra i sei corpi identificati, quello del direttore di una prigione della zona. La fossa comune usata dai cartelli per la droga è stata scoperta nello stato di Guerrero, campo di battaglia di una guerra che ha fatto più di 22mila vittime dal 2006, anno in cui è salito al potere il 45enne Felipe Calderon, avvocato che non sta riuscendo a mantenere la sua promessa al paese e al governo degli Stati Uniti: sconfiggere i narcotrafficanti.
La polizia ha ricostruito il massacro nel centro per tossicodipendenti in base ad alcune testimonianze: una trentina di uomini incappucciati e armati di kalashnikov hanno buttato giù la porta dell'ingresso principale del centro anti-droga. Il commando ha trascinato gli ospiti fuori e li ha fatti stendere per terra uno dopo l'altro: le raffiche degli Ak-47 hanno colpito le vittime alle spalle.
In attesa dei risultati dell'inchiesta, fonti giudiziarie fanno sapere che la strage di Chihuahua sarebbe una vendetta tra due gang rivali. Le vittime facevano parte di Los Mexicales, gruppo legato al cartello di Sinaloa guidato da Joaquin «Chapo» Guzman, tra i narcotrafficanti più ricercati al mondo. I sicari facevano parte dei Los Aztecas.
La strage è coincisa con una giornata di festa: la partita inaugurale dei mondiali di calcio in cui il Messico ha sfidato il Sudafrica. E proprio da Johannesburg il presidente Calderon ha detto: «Questi atti sono insopportabili e rafforzano l'esigenza di combattere con tutte le nostre forze i gruppi criminali che compiono queste barbarie». Chihuahua è nome della città ma anche dello stato con un'alta concentrazione di industrie manifatturiere ma soprattutto con il maggior numero di omicidi voluti dai diversi cartelli della cocaina in lotta per il controllo del territorio e delle rotte utilizzate per portare la droga negli Stati Uniti: il capoluogo è Ciudad Juarez, capitale dei narcos e della guerra combattuta anche alimentando i particolari raccapriccianti delle stragi.