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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2010 alle ore 08:05.
Gente di mare. Che parla poco l'inglese, ma capace di una sorridente accoglienza. Pescatori fino a qualche anno fa, camerieri o receptionist un domani. È questo il volto della trasformazione in atto a due passi da Tivat, la nuova Montecarlo del Mediterraneo, come amano definirla le agenzie di viaggio. In questo contesto sorge la marina di Porto Montenegro, protetta all'interno di una delle insenature più grandi d'Europa, appena fuori dalla baia di Kotor, a dieci minuti di auto – poco meno in barca – dall'aeroporto di Tivat. In realtà, al di là di qualche palma importata dall'Uruguay, è ancora difficile paragonarla al noto principato monegasco. Rispetto alle cartoline patinate che immortalano porti turistici come Saint Tropez o Portofino, il Montenegro conserva un fascino selvaggio e incontaminato. I lavori di smantellamento della vecchia base navale militare su cui sorgerà l'intero complesso sono in corso e, sullo sfondo, è possibile intravedere quel che resta di paesini come Donja Lastva, un villaggio di pescatori (730 abitanti) con piccole case di pietra costruite in stile veneziano. Di questo posto si è innamorato per primo Peter Munk, l'ottantenne uomo d'affari canadese che ha fatto la sua fortuna con le più grandi miniere d'oro nel mondo e che oggi possiede la maggioranza di Adriatic Marinas, il principale developer del progetto. Ci hanno poi creduto alcuni investitori inglesi, francesi e russi come Oleg Deripaska e Nathaniel Rothschild. La dismissione della vecchia base navale di origini austro-ungariche, chiusa nel 1990 dopo la fine dell'ex-Jugoslavia, è sembrata a tutti un'occasione da non perdere. Su un'area di 24 ettari, oltre a una marina con 650 posti barca (compresi 150 per super yacht dai 24 ai 150 metri), sorgeranno due "boutique hotel" da 40 camere l'uno, ciascuno con un piccolo residence; circa 500 unità abitative da un minimo di 36 fino a un massimo di 360 metri quadri e quattro villini fronte mare. Un museo navale, inoltre, raccoglierà tutti i manufatti rinvenuti durante i lavori, compreso un sottomarino sovietico e un paio di antichi yacht dell'epoca di Tito. Nella piazza-mercato, invece, «scenderanno per vendere i loro prodotti le signore che abitano nei paesi di montagna qui vicino», racconta Colin Kingsmill della Adriatic Marinas.