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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2010 alle ore 13:58.
S. MARGHERITA LIGURE - La premessa: la Germania ha «alzato l'asticella», con la manovra da 80 miliardi. Una scelta «tosta» di rigore, con l'obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2016, ma che mantiene 12 miliardi di investimenti per ricerca, innovazione, università. «È un benchmark obbligatorio», per la Ue e per l'Italia, che ha nei tedeschi, Paese manifatturiero, il principale partner e competitor.
Parte da questo ragionamento Emma Marcegaglia per tracciare la strada che l'Italia deve imboccare per crescere. Strada difficile dove ognuno deve fare la propria parte, imprese, Governo e sindacati. Rigore, quindi. E guai se la manovra perdesse pezzi: «Non deve essere spolpata dal Parlamento. Sarebbe un danno enorme. Semmai deve essere rafforzata».
Ma l'intervento sui conti non basta, ha insistito la presidente di Confindustria, parlando al convegno dei Giovani imprenditori a Santa Margherita, con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, seduto in prima fila. Tremonti aveva appena annunciato che il prossimo consiglio dei ministri potrebbe varare interventi per la libertà d'impresa. La Marcegaglia ha rilanciato: bene la modifica dell'articolo 41 della Costituzione, ma bisogna affrontare anche l'altro tema urgente, la riforma del fisco.
Anche qui, è la Germania il riferimento: le imprese italiane hanno una tassazione media del 45% contro il 25% di quelle tedesche. Troppo: va ridotta la tassazione su imprese e lavoratori, mentre al rigore dei conti vanno aggiunti interventi per la crescita, a partire da ricerca e innovazione. Con una richiesta: stanziare per il credito d'imposta 1 miliardo all'anno per i prossimi tre anni.
«L'industria tiene. Siamo la quinta potenza industriale mondiale, la seconda per produzione pro capite. Le imprese devono impegnarsi a investire, andare su nuovi mercati, ma da sole non ce la fanno», ha spiegato la presidente degli industriali. Bisogna crescere, per creare occupazione. E la Marcegaglia ha ripreso il tema della preoccupazione delle giovani generazioni, lanciato dalla presidente degli imprenditori under 40, Federica Guidi: «Ce ne sono 2 milioni che sono fuori dal mercato del lavoro».