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L'accesso al segreto di Stato è ancora avvolto dal mistero

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2010 alle ore 08:04.

Il governo voleva che sulle intercettazioni degli 007 calasse il segreto di stato. L'emendamento è poi stato ritirato, ma se fosse passato avrebbe contribuito a rendere ancora più fumosa la cortina che avvolge i fatti sulla sicurezza nazionale. Perché il segreto di stato, per quanto riformato nel senso della trasparenza, rimane ancora fermamente inaccessibile per chi voglia leggere le carte su fatti accaduti decine di anni fa e oscurati in nome degli interessi del paese. Infatti, a quasi tre anni di distanza dalle nuove regole, introdotte con la legge 124/2007, i criteri per togliere il velo agli atti top secret ancora non si conoscono.

«Ci troviamo in un territorio grigio – afferma Francesco Rutelli, componente del comitato parlamentare sulla sicurezza della repubblica (Copasir), che ha diretto fino a gennaio scorso – e dobbiamo fare in modo che diventi chiaro il prima possibile. Non si può andare oltre. Nel Copasir abbiamo approvato tutti i regolamenti attuativi della legge 124, ma non quello sull'accesso. Il governo Prodi aveva preparato un testo e l'aveva inviato al Parlamento. Quel regolamento, però, non è mai stato esaminato. Aveva obiettivamente alcune lacune, ma l'attuale governo ha preferito mettere tutto nelle mani di una commissione. Di fatto, però, ancora non conosciamo i criteri per accedere agli atti secretati. Non è stato definito chiaramente, per esempio, chi abbia diritto a conoscerli».

La commissione dovrebbe ultimare i lavori entro fine mese. Il condizionale è d'obbligo, perché la scadenza è stata prorogata due volte e ormai sono quasi due anni che il gruppo di sette studiosi, guidato dal presidente emerito della corte costituzionale Renato Granata, si è insediato. All'interno della commissione assicurano che il lavoro è agli sgoccioli, che la relazione finale è pronta e presto vedrà la luce la bozza di regolamento con i criteri per accedere agli atti secretati, documento che il Governo, se vorrà, potrà adottare, così da chiudere il cerchio della riforma.

Nessuno, però, ha ancora visto le carte. Non al Copasir. «Abbiamo ascoltato la commissione solo in due occasioni – spiega Rutelli – e si è sempre trattato di audizioni problematiche, durante le quali sono emersi soprattutto dubbi, a partire dagli stessi componenti della commissione».

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Tags Correlati: Copasir | Corte Costituzionale | Francesco Rutelli | Graziella De Palo | Italo Toni | Libano | Prodi | Renato Granata |

 

Di certo c'è che la commissione non ha mai esaminato richieste di accesso, nonostante il decreto istitutivo lo preva. Ciò non significa che non siano state inoltrate istanze per conoscere vecchi atti coperti dal segreto, ma il carteggio è avvenuto tra il presidente del consiglio, a cui spetta concedere la visione dei documenti o prorogare il vincolo, e il Copasir, al quale deve essere inviato il provvedimento con il quale il governo decide eventualmente di allungare i tempi del segreto.

Di una sola richiesta si conosce con certezza l'esito, ed è stato positivo. È quella relativa ai giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo, scomparsi a Beirut nel 1980. Il governo aveva posto il segreto di stato. Il Copasir, durante la presidenza Rutelli, ha fatto pressione perché – anche se non era ancora scaduto il limite massimo dei trent'anni – si mettessero a disposizione dei familiari gli atti. Il governo ha deciso di aprire, seppure in parte, gli archivi. Su altri misteri d'Italia, però, grava ancora il silenzio.

Sui documenti relativi ai due giornalisti italiani, scomparsi nel settembre 1980 nel Libano in guerra, era stato sempre negato l'accesso perché coinvolgevano i nostri servizi. Di recente, però, parte degli atti sono stati resi disponibili ai familiari

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